La folle vita dell’architetto di Putin: Lanfranco Cirillo, 64 anni, da Roncadelle (Brescia)

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RONCADELLE (Bs) L”architetto di Putin’: eccentrico, avventuriero, finito al centro di scandali, ora ricercato internazionale e imputato in un processo a Brescia. Lanfranco Cirillo, 64 anni, da Roncadelle, Brescia, racconta all’AGI che lo raggiunge telefonicamente a Mosca alcuni degli episodi piu’ succosi contenuti nell’autobiografia ‘L’architetto di Putin – La mia vita nella Russia degli oligarchi’ in libreria da pochi giorni e scritto assieme alla giornalista Fiammetta Cucurnia.

Impossibile non partire proprio da lui: “Si’, ho conosciuto Putin, e’ una persona molto intelligente e curiosa. Ci vedevamo spesso in occasioni ufficiali: convegni, inaugurazioni. E’un uomo che ama profondamente la sua terra. Nel 2013, visto il mio impegno come architetto in Russia, dove ho lavorato per 44 miliardari della lista di ‘Forbes’, gli scrissi una lettera per chiedergli la cittadinanza. Nel 2014 ricevetti la notizia che il presidente me l’aveva concessa con specifico decreto, primo italiano ad avere questo onore. Mi defini’ ‘l’architetto ‘importato'”.

‘Architetto di Putin’ ma la sontuosa villa sul Mar Nero che Navalny con la Fondazione anticorruzione gli attribuirono non gliela commissiono’ il leader “anche se poi quella definizione mi ha cambiato la vita”. “No, quella gigantesca costruzione non appartiene a Putin. Nessuno al mondo, credo, vorrebbe per se’ una residenza cosi’. Troppo grande, troppo tutto. In realta’ mi fu commissionata da una societa’ russa per ospitare congressi. Si e’ detto che e’ una copia della villa di Berlusconi in Sardegna ma non e’ cosi’, non sono mai stato li'”. Cirillo spiega che in realta’ questa villa e’ ‘sobria’ rispetto alle richieste “folli” degli oligarchi che ha esaudito nella sua carriera. “Un bowling interrato, i divani ottomani, un sommergibile tra gli alberi, orti di 300 metri quadri. La villa sul mar Nero era in stile neoclassico con una facciata da 96 colonne di marmo. Ci vollero tre anni solo per la parte finale, con centinaia di persone che lavoravano ogni giorno. Ho trascorso anni in quel cantiere”.

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