Lo aveva promesso alla sua Valentina che ci avrebbe provato a fare un Triathlon. Ma non uno qualsiasi, quello che avrebbe dovuto fare lei a Cervia. Un Triathlon duro per il quale si stava allenando duramente, come quel maledetto 4 agosto di due anni fa in bicicletta da corsa, quando uscita di casa a Magenta venne investita a Robecco sul Naviglio da un camion. Una tragedia che pose fine al suo sogno. Una tragedia al punto che da quel giorno il papà Giovanni Caso di Magenta, già appassionato runner tesserato per il Tapascione Running Team di Robecco, ha sempre corso nel suo nome.
MAGENTA – Qualsiasi gara, lunga o corta che fosse, competitiva o non, l’ha sempre fatta nel suo nome. Una in particolare la doveva a Vale. Ed era quel Triathlon di Cervia, mezzo Iron Man, su una distanza forse proibitiva per lui. Quasi due chilometri di nuoto, 90 in bicicletta e 21 di corsa a piedi. Si è affidato a Michele Marzanti che allenava Valentina e si è messo d’impegno. “E’ stata durissima, ma ci sono riuscito – commenta – alla fine mi sono piazzato decimo di categoria togliendomi anche una grande soddisfazione”. L’idea è maturata lo scorso anno ed è aumentata sempre più quando Giovanni ha acquisito consapevolezza nei propri mezzi, atletici e mentali. “Ho chiuso ben al di sotto nelle previsioni – continua – pensavo di finire in sette ore e trenta e ho impiegato quasi un’ora di meno. Mi allenavo sei volte la settimana alternando corsa, bici e nuoto. E, in uno stesso giorno bici e corsa. La frazione più dura? La bicicletta, 90 chilometri erano tantissimi”.
Giovanni era preoccupato perché fino all’anno scorso nel nuoto non eccelleva. Poi è riuscito a migliorare la tecnica e con l’impegno è riuscito a completare allenamenti anche fino a tremila metri in vasca. “Confesso una cosa – concluse – senza Valentina che mi è sempre stata accanto non ce l’avrei mai fatta. Questa gara la devo a lei. Non ce ne sarà un altro di Triathlon. Andrò a fare la maratona di New York a novembre, ma il Triathlon di Cervia è stato qualcosa di speciale”.