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Magenta: famiglia straniera senza casa con due bimbe piccole salvata dalla rete della carità

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Mamma, papà e due bambine piccole in giro per le vie di Magenta senza una meta. A poche ore dall’essere mandati fuori casa presso la quale erano stati ospitati di una persona pagando in nero. Senza documenti, soltanto con un permesso per cure mediche e senza sapere una parola di italiano perché sono di nazionalità marocchina.

MAGENTA – Fortuna vuole che siano stati intercettati da due connazionali che da anni vivono a Magenta, Amina e Khalid. Li hanno visti in via Roma in condizioni di grande difficoltà. Hanno parlato con loro e li hanno aiutati attivando la rete della carità che è riuscita a sistemare la situazione per una famiglia sull’orlo del baratro. La loro storia parte da Casablanca che lasciarono per andare in Costa d’Avorio. Dove lui, Adil di circa 30 anni, aveva trovato lavoro presso una multinazionale. Verso la fine dello scorso anno la ditta presso la quale lavorava è andata in fallimento e lui è rimasto sulla strada. Hanno riparato dapprima in Francia e poi in Italia. Per arrivare nel magentino. Tre mesi fa è nata all’ospedale di Magenta bambina che adesso ha tre mesi. Contavano di trovare ospitalità presso un parente della zona, ed è per questo che sono finiti tra Corbetta e Magenta. Ma così non è stato.

Ormai non c’erano più speranze perché nemmeno i servizi sociali potevano aiutarli. E la loro vita sarebbe stato un continuo e inutile girovagare tra i comuni dell’hinterland milanese.

Invece la rete della carità che si è attivata immediatamente ha fatto i miracoli. San Vincenzo, Caritas e Casa d’Accoglienza. Una vera e propria catena paragonabile a quella della sopravvivenza per chi è colpito da arresto cardiaco. Le volontarie hanno parlato con questa famiglia, facendosi aiutare per la traduzione, e una soluzione è stata trovata. Un alloggio presso la Casa d’Accoglienza di strada Pontevecchio che aiuterà temporaneamente la famiglia.

“Il lavoro continuerà perché, ad oggi, la loro situazione va regolamentata”, spiegano i volontari. Oggi Adil non può lavorare. Ma l’obiettivo è di fargli ottenere il permesso di soggiorno in base a quanto stabilito dall’articolo 31 del testo unico sull’immigrazione che permette il suo rilascio ai genitori di minori stranieri se vi sono le condizioni per ottenerlo. In contemporanea verranno indirizzati all’apprendimento della lingua italiana. Parlano solo arabo e la lingua francese, ma nulla di italiano. Fondamentale per poter vivere.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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