MAGENTA I quattro incontri proposti da Gruppocasa, Tutela Immobili e da Folderonline, ‘Dalla casa alla città – Conversazioni sull’abitare’, si sono conclusi lo scorso 20 aprile, con la serata a tema ‘Il verde pubblico e privato ai tempi del cambiamento climatico’, affidata alla grinta, alla passione, oltre che alla professionalità, dell’arch. paesaggista Alessandra Corradini.
Il verde ci fa bene, starne a contatto giova al nostro fisico e alla nostra mente, tant’è che se ne fa pure un utilizzo terapeutico. Maria Elena Oldani, psicologa e psicoterapeuta, lo ha sottolineato nel breve intervento iniziale, citando il libro ‘Salvarsi con il verde’ A. Mati e alcune affermazioni fatte da H.Hesse, V. van Gogh e J. Hillman al proposito. Il verde, dobbiamo trattarlo bene. Per quanto riguarda il rapporto cambiamento climatico-vegetazione, invece di lasciarci sottomettere dalla retorica, “spesso mostruosa dei social”( così l’ architetta), dovremmo, anzi, dobbiamo impegnarci “a fare qualcosa, a cambiare punto di vista”. Le conseguenze del riscaldamento globale sull’ambiente sono intense ed evidenti. In sintesi: più caldo e meno acqua. Tuttavia, cerchiamo di vedere l’opportunità che anche questo, come tutti i mutamenti, può offrire. “Siamo il Paese europeo che per primo potrebbe cogliere l’occasione per migliorare il proprio verde”, che, a suo dire, non è ‘bello’ (in verità, lei ha usato una espressione diversa!).
Da qui ha preso l’abbrivio per elencare – a fronte di necessarie e corrette potature, “quelle giuste non si notano” – una serie di misfatti comunemente commessi versus tante piante. Ha mostrato immagini di aceri e platani “mutilati”, di cedri o altri alberi a dominanza apicale condannati a morte sicura se si taglia loro la cima, di tanti alberelli piantati troppo vicini l’uno all’altro, presi dai vivai forestali per rinverdire spazi urbani e poi non curati nel modo giusto. “Dobbiamo occuparci delle piante nel loro svezzamento”, ha affermato la professionista che poi è passata a illustrare ai presenti l’oltraggio subito dalle povere forsizie sia pubbliche sia private, “funghizzate” o arrotondate. Non va bene. Togliamo i rami secchi e lasciamole crescere come Natura comanda. “Per le potature delle piante seguiamo cinque regole. Lo si fa se la pianta è morta, se deperente, se danneggiata, se malata o in caso di deformazione”.
Dimentichiamoci dei rimedi della nonna, del tipo“taglia che la pianta si rinforza”, affidandoci a seri e preparati professionisti. E ben venga la recentissima revoca – ha commentato – dell’articolo di legge in virtù del quale è possibile la partecipazione volontaria dei cittadini alla cura del verde urbano”. Insomma, a ciascuno il suo mestiere. E, poi, udite, udite: “Il bravo giardiniere è quello il cui lavoro non si nota”, ha affermato papale papale. Prendiamoci maggior cura delle piante adulte che abbiamo ovunque in Italia, di quelle monumentali, “che ombreggiano, raffrescano, fanno barriera ai venti, traspirano l’acqua, assorbono le radiazioni solari, depurano l’aria e, come sappiamo fin dalle elementari, producono ossigeno”. E per quanto riguarda il verde privato? Idem come sopra. Non ostiniamoci a voler il prato all’inglese, lasciamo fiorire le margheritine. Curiamo i nostri terrazzi e davanzali. Acquistiamo le piante in vivai di produzione, perché avremo le informazioni utili per la loro cura. “Consideriamo, in aggiunta – ha tenuto a sottolineare la Corradini – che il verde curato in modo corretto aumenta il valore di edificio e appartamento”. Un incontro vivace e illuminante, quello con la professionista milanese, l’ultima dei numerosi relatori che hanno variamente conversato sull’ abitare, condividendo idee, esperienze, fornendo suggerimenti perché lo si possa fare in modo più consapevole, a vantaggio del nostro benessere. Alla fine un plauso a Monica Simonelli di Tutela Immobili, garbata ospite e inappuntabile moderatrice delle serate.
Franca Galeazzi