E’ stato presentato questa mattina a Milano il primo Report di OVeR -Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza, nato dall’alleanza tra le Acli – Associazione Cristiana Lavoratori Italiani della Lombardia Aps e gli enti di ricerca Irs – Istituto per la Ricerca Sociale e Ars – Associazione per la Ricerca Sociale.
MILANO – Il rapporto di ricerca restituisce un quadro informativo interessante e, per certi versi inedito, sul “ceto medio” lombardo. La prima parte del rapporto si concentra sulla condizione economica, la capacità di spesa e i profili di vulnerabilità dei cittadini lombardi nel triennio attraversato dalla pandemia (2020-22), attraverso un’analisi longitudinale (e che sarà strutturalmente aggiornata e ampliata nei prossimi anni) delle dichiarazioni fiscali di poco meno di 300.000 utenti dei Caf Acli, divisi tra lavoratori dipendenti e pensionati, il cui reddito medio è di fatto coincidente con quello del complesso della popolazione regionale. Una porzione non esigua dei cittadini lombardi risulta dunque a rischio, ed alcuni fattori più di altri determinano maggiori diseguaglianze. In particolare, il rapporto ha rilevato diseguaglianze di genere – le donne hanno redditi significativamente più bassi dei contribuenti di sesso maschile (pari a 17.068 € nel 2021 contro i 21.589 € degli uomini) e risultano più esposte al rischio di vulnerabilità; diseguaglianze generazionali – gli anziani (over 67enni) del campione analizzato presentano redditi mediani per il 44% più elevati dei contribuenti tra i 30 e i 45 anni.
A questo si aggiunga che i redditi da pensione sono gli unici ad aver tenuto nell’anno del primo lockdown: tra il 2019 e il 2020 tra i pensionati si è anzi registrato un aumento del reddito del +0,8% (contro una diminuzione del -1,6% per i lavoratori); diseguaglianze tra famiglie – tra i contribuenti con figli a carico, si registra un valore mediano dei redditi molto basso, pari a circa 12.000 € contro gli oltre 21mila di coloro che non ne hanno, a conferma della maggiore esposizione al rischio povertà tra le famiglie con figli, che, come ci ricorda ISTAT, rappresentano anche la tipologia familiare con una maggiore incidenza tra i poveri assoluti, specie se numerose e con minori; – diseguaglianze di cittadinanza – i nati all’estero sono sicuramente più esposti allo scivolamento in situazioni di vulnerabilità, con redditi dichiarati pari a circa il 50% dei redditi dei nativi (10.878 € vs 20.122 € nel 2021) ed una minore capacità di spesa.
Presenti anche diseguaglianze geografiche – in gran parte correlati con la diversa struttura del mercato del lavoro, a Milano, e a seguire nelle province di Monza-Brianza e Lecco, si registrano i redditi più elevati. All’estremo opposto, la provincia in cui si registrano i redditi medi più bassi risulta invece Brescia.