MILANO – La clamorosa sentenza di Appello con cui ieri al Tribunale di Milano sono stati assolti da tutte le accuse e con formula piena Mario Mantovani e Massimo Garavaglia non riguarda soltanto i due influenti e importanti politici.
La stessa gogna mediatica, oltre ovviamente ai sette anni di vicenda giudiziaria e ai quasi sei di processo, è toccata anche a diverse altre persone uscite del tutto SCAGIONATE dalle accuse.
E così, ieri mattina, davanti alla Seconda Sezione della Corte di Apello sono stati asssolti con i due politici anche il braccio destro di Mantovani, Giacomo Di Capua, l’allora direttore dell’Asl Milano 1 Giorgio Scivoletto, gli architetti Gianluca Parotti e Gianluca Peluffo, il presidente della Croce Azzurra di Inveruno Giovanni Tomassini, il contabile Antonio Pisano, il direttore generale della fondazione Mantovani, Michele Franceschina, e l’ex provveditore alle Opere pubbliche della Lombardia Francesco Errichiello.
Giorgio Scivoletto era davanti a noi, ieri mattina, ed è corso ad abbracciare la moglie, visibilmente commosso, appena dopo la lettura della sentenza.
E’ stato riconosciuto che il suo operato, nella famosa asta per i dializzati, fu nell’interesse dei malati e di Regione Lombardia. Scivoletto, come tutti del resto, non è MAI stato accusato di aver ricevuto denaro od altro in cambio di atti contrari al suo dovere d’ufficio. Lo stesso discorso vale per Antonio Pisano, anch’egli naturalmente e giustamente emozionato; lui che aveva ribadito con forza di NON essere quell’oscuro ‘contabile’ che certa stampa aveva dipinto, una via di mezzo tra un cassiere di provincia ed un uomo di Al Capone.
Ed oggi, in un post su Facebook, Antonio Pisano a compimento di questo calvario ha rivolto un sentito, commosso grazie a sua moglie Sara e rivolto un messaggio chiaro:

Come ha riportato un cronista giudiziario di lungo corso, Luca Fazzo del Giornale, nel processo a Mario Mantovani “strada facendo le accuse avevano perso dei pezzi: il Provveditore alle opere pubbliche in una intervista al Giorna le aveva escluso di essersi mai sentito minacciato da Mantovani; poi si era scoperto che ad essere legata ad affari oscuri era la «croce» che si era vista assegnare il trasporto dei dializzati, e non quelle sponsorizzate da Mantovani. Eppure nel luglio 2019 il tribunale aveva condannato Mantovani: alcune accuse erano cadute, una si era prescritta, ma quanto restava era bastato per infliggere all’imputato eccellente cinque anni di carcere”.
Ma ci volevano davvero sette anni per restituire l’onore a degli innocenti? A delle persone perbene?