MAGENTA – Filippo Fornaroli mai si piegò e alla fine degli anni 20 fondò un’azienda grafico cartotecnica, la Litografica Fornaroli, poi proseguita dai suoi figli Giuseppe, Teresio e Giacinto e oggi ancora attiva sotto la guida dei suoi nipoti.
Alla fine della seconda guerra mondiale, con la Liberazione e il ritorno della democrazia Filippo Fornaroli collaborò con il suo amico socialista di sempre, Il Sindaco Carlo Fontana, alla ricostruzione della sua amata Magenta. Il Sindaco Fontana gli affidò l’ECA , l’ente comunale di assistenza che si occupava dei poveri e dei derelitti.
Scriveva così su Ticino Notizie, il 25 aprile 2020, Giovanni Marradi. In ricordo del nonno di Luisa, sua moglie, che Magenta ha accompagnato per l’ultima volta ieri pomeriggio in basilica.
Sempre per ribadire (a beneficio di eventuali smemorati) l’importanza che i Fornaroli hanno avuto negli ultimi due secoli di storia magentina varrà (o varrebbe) la pena di andare a rileggere la ricca documentazione storica che la Pro Loco Magenta mette a disposizione sul suo sito, sezione davvero ben fatta (su www.prolocomagenta.org).
E’ da lì che abbiamo tratto le ultime righe del pezzo dedicato ai lascisti di Giuseppe Fornaroli alla città di Magenta, in primis l’asilo e l’ospedale a lui intitolati.
Il Fornaroli prima accondiscese alle energiche argomentazioni del Tragella (don Cesare, nda), nominandolo addirittura erede universale, poi, di fronte al giusto rifiuto del parroco, ritoccando definitivamente nel 1892 le sue volontà, nel nuovo testamento olografo, designò quali eredi universali l’Ospedale Comunale e l’Asilo infantile di Magenta, con la clausola che essi avrebbero portato il suo nome.
Ci saremmo tutti aspettati, nel giorno delle esequie di una donna legatissima a Magenta, alla sua storia e al suo tessuto associativo, che in balisica ci fosse quanto meno il gonfalone dell’Amministrazione comunale.
E invece, come scritto da Enzo Salvaggio, “c’erano i gonfaloni di due importanti e storiche associazioni di Magenta oggi in Basilica: quello della Casa d’Accoglienza e del Centro Missionario del Magentino”, ma non quello del Comune.
C’era il sindaco Chiara Calati, vero. Ma ci saremmo aspettati di più. Una verità detta sottotraccia anche sul sagrato della Basilica, al termine del rito funebre.
Sarebbe stato opportuno, ed elegante, per una donna che- come ricordato sempre ieri dal marito Giovanni Marradi- ha continuato i suoi turni alla Casa di accoglienza, con gli amici dello Sportello Lavoro della Caritas, facendo ottenere a molti poveri i contributi della diocesi. Quando Gabriella Cellamare, rimasta quasi senza volontari le ha chiesto aiuto, è andata, accompagnata da me, a consegnare i pacchi alimentari della San Vincenzo nei cortili più poveri di Magenta. Ovviamente, quando il Comune ha consegnato gli attestati ai volontari, non ha ricevuto nulla. Ma, non lo faceva per questo.
Per questo, e per molte altre ragioni, il gonfalone tinto di giallo e nero avrebbe dovuto esserci. Ma non c’era. Segno, l’ennesimo, di una sostanziale ‘sconnessione’ tra il sindaco pro tempore e la città. Molto, assai più grave di qualsiasi giudizio (malevolo o benevolo) sull’azione amministrativa. E’ così, sic est. E da anni.
F.P.