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Corbetta elezioni/2, il graffio: centrosinistra fermo agli anni 90, Cipriano a rischio ‘asfaltatura’- di Fabrizio Provera

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CORBETTA  Guerra asimmetrica loc. s.le f. Conflitto ad armi impari, non dichiarato, nel quale una delle parti è costretta a difendersi da un nemico non identificabile, trovandosi in situazione di palese svantaggio. ◆ Esiste una fondamentale differenza, ho detto, fra il terrorismo palestinese e quello di Al Qaeda. Gli uomini di Osama Bin Laden appartengono a una società segreta, combattono per un vago e fumoso progetto ideologico. Mentre i martiri di Al Aqsa e gli attentatori suicidi di Hamas appartengono a un popolo e ne rappresentano le aspirazioni. Quella che si combatte in Palestina, ho aggiunto, è in realtà una guerra asimmetrica in cui il debole colpisce il forte là dove è più vulnerabile e le armi utilizzate dal primo sono la inevitabile consequenza della superiorità bellica del secondo. Le guerre simmetriche, fra Stati dotati delle stesse armi, sono sempre più «pulite» delle guerre asimmetriche. (Sergio Romano, Corriere della sera, 18 aprile 2002)

Dovendo necessariamente premettere che sino a ieri pomeriggio non conoscevamo minimamente i candidati alla carica di sindaco e vicesindaco che Pd, Sinistra e Gabbiano hanno lanciato nell’agone politico di Corbetta, in vista delle elezioni comunali del prossimo ottobre, la nostra prima e sincera impressione è che il concreto rischio (per la sinistra corbettese) sia quello di essere asfaltati da Marco Ballarini.

Lo diciamo così, senza fronzoli e preamboli. Troppa la differenza tra i due competitor (uno certo, Cipriano, l’altro solo papabile ma ancor più rinvigorito dalle recenti vicende giudiziarie), troppo lo iato e la disparità di ‘quid’, soprattutto evidente il carattere asimmetrico (vedi sopra) tra l’esprit dei due: mentre Cipriano è un ex coordinatore della Margherita (di Avellino), Ballarini anziché coi fiori è uno che si muove al ritmo dei carri armati.

Ora, se la coalizione che ha espresso il sindaco più importante degli ultimi decenni e della Seconda Repubblica (quel Francesco Prina che ieri sedeva in sala Grassi durante l’atto iniziale di questa campagna) manifesta un’evidente necessità, noi la ravvisiamo nel recupero di figure dotate soprattutto di leadership e carisma.

Diversamente, si corre (ripetiamo) il rischio non tanto della sconfitta (quella ci sta, nel gioco elettorale), bensì quello della sopraffazione completa rispetto al nemico. 

La sinistra corbettese ci pare insomma ferma agli anni Novanta, quelli di Prina, Alessandro Maggioni, Mauro Colombo, Vittorio Lanzetti, del povero Ugo Parini (la cui morte alla vigilia delle elezioni spezzò di fatto la prosecuzione della precedente esperienza di matrice progressista); non è un caso che ieri la presentazione sia stata affidata ad Aldo Ateri, oggi in Anpi e attivo nei partiti a sinistra del Pd, nei primi anni Novanta consigliere comunale a Robecco sul Naviglio, quand’ancora c’erano la Democrazia Cristiana ed il Pci si era appena dissolto. 

Purtroppo, e non lo diciamo noi, la politica e la comunicazione politica esigono oggi un registro, un lessico, un dinamismo, una capacità competitiva e di interposizione che non ci paiono essere nelle corde di Antonio Cipriano, figura (degnissima, sia chiaro) del cattolicesimo democratico e aclista, che all’atto costitutivo della corsa elettorale ha lanciato il Noi anteposto (evidentemente) all’io e all’uomo solo al comando che sembrano ritagliati su misura di Ballarini.

Ora, la scommessa di giocare su un registro completamente diverso può essere anche una scelta ponderata (e ritagliata, questa volta, sugli abiti comportamentli e caratteriali di Cipriano), ma il tema non siamo né le nostre supposizioni né i desiderata della coalizione, bensì le caratteristiche richieste oggi al candidato sindaco di una città reduce da 5 anni di continuo, sonoro, diuturno, quasi ossessivo bombardamento mediatico e di posizionamento del sindaco in carica.

Piaccia o non piaccia (e chi scrive è stato il primo ad attaccarlo in tempi non sospetti, anzi l’unico, senza certo voler ricorrere a gentiluomini che nottetempo mettono della cocaina nell’auto di un comandante dei vigili, condotta che se confermata davanti a un Tribunale sarebbe di una gravità senza precedenti), tuttavia, Ballarini si muove con la leggiadria di una mandria di elefanti scatenati dentro una fabbrica di cristalli. Pensare di contrapporgli un pacifista gandhiano che tuttavia non avremmo visto bene neppure tra le migliaia di giovani seminudi di Woodstock mentre sentivano Jimi Hendrix che incendiava la chitarra, a nostro modestissimo avviso, è un azzardo che si rischia di pagare a un prezzo talmente caro che serviranno anni per ripagarlo.

Averlo inchiostrato oggi con tanto di firma ci espone al rischio della pernacchia o del dileggio, se dovessimo sbagliarci. Ma questo giornale è fatto così, di gente che dice quel che pensa e che a differenza di tutti gli altri lo dice, quando serve, in maniera brutale. Saremo ineleganti, ma sinceri. E nella verità crediamo più d’ogni altra cosa.

Fabrizio Provera

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