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Coprifuoco (incostituzionale)-2: i rilievi del giudice di Camerino alla Prefettura

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C’è un giudice nelle Marche. È da lì, infatti, che viene il primo segnale di speranza, se non per superare il coprifuoco, almeno per batterlo a colpi di ricorsi. Il giudice di pace di Camerino, in provincia di Macerata, che qualche mese fa aveva già ridotto l’entità della sanzione comminata a un ventunenne di Pioraco, ha annullato la multa di 533 euro, che era stata affibbiata nuovamente allo stesso ragazzo per violazione del coprifuoco.

 

“Ero andato a trovare la mia ragazza”, era stata la giustificazione del ragazzo, che si è affidato a un giovanissimo amico, studente di giurisprudenza al secondo anno, Marco Dialuce, per sbrigare le pratiche legali necessarie a impugnare la sanzione. “Ho fondato il ricorso”, ha spiegato Dialuce, “sull’incostituzionalità del coprifuoco, trattandosi di una misura restrittiva della libertà personale. Nel nostro ordinamento giuridico, l’obbligo di permanenza domiciliare è una sanzione di tipo penale e solo il giudice con atto motivato può disporla. Pertanto, è incostituzionale disporre un coprifuoco attraverso un decreto del presidente del consiglio dei ministri, che è un atto amministrativo gerarchicamente inferiore alla legge, e lo sarebbe anche se fosse disposto con un atto avente forza di legge”.

Argomenti che sembrano aver convinto il giudice di pace del Maceratese, che ha anche condannato la Prefettura, in quanto rappresentante del governo in provincia, a compensare le spese processuali. Dunque, un plauso ai due coraggiosissimi ragazzi. Per troppi mesi i nostri giovani sono stati dipinti come degli untori, dei superficiali che pensavano solo agli aperitivi e ai festini e mettevano in pericolo i loro familiari più anziani. Questa vicenda, invece, dimostra che forse è proprio da loro che potrebbe partire la battaglia per riconquistare le nostre libertà negate. E bravo anche al giudice di pace. Peraltro, non è la prima volta che le toghe fanno giustizia. Qualche settimana fa, a Milano, era stato assolto un ventiquattrenne, perché “non c’è obbligo di verità” nelle autocertificazioni. E un’analoga sentenza aveva salvato una coppia di Reggio Emilia. In quella circostanza, anzi, il giudice aveva anche precisato che il dpcm del marzo 2020, che aveva “battezzato” le autodichiarazioni, era caratterizzato da una “indiscutibile illegittimità”. E allora, cari lettori, fate valere anche voi i vostri diritti. Perché #ioil22nonlovoglio

(da www.nicolaporro.it)

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