― pubblicità ―

Dall'archivio:

Il Piave mormorò non passa lo straniero … 24 giugno 1918

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Novembre 1917, dopo lo sfondamento austriaco a Caporetto, la linea del fronte italiana si era attestata sul fiume Piave. Nel giugno 1918 l’Austria provò a sferrare il colpo definitivo: l’offensiva iniziò il 15 giugno, ma l’esercito italiano riuscì a fermarla con forza indomita, coraggio e sacrificio, il 24 giugno, la “battaglia del Solstizio” come la chiamò successivamente Gabriele D’Annunzio terminò con la vittoria italiana.

Negli stessi giorni, l’impiegato postelegrafico Giovanni Ermete Gaeta, in forza a Bergamo aveva appena vinto il concorso in Lombardia. Era anche un compositore dialettale napoletano e amava la musica.

 

In quei giorni Gaeta era al lavoro nel suo ufficio postale e gli vennero “dal cuore”, di getto, come raccontò lui stesso, tre strofe che scrisse su dei moduli di servizio interno: «Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il 24 maggio».

La prima strofa si riferiva all’inizio della guerra, il 24 maggio 1915. La seconda alla disfatta di Caporetto: «Ma in una notte triste si parlò di tradimento / e il Piave udiva l’ira e lo sgomento». Allora si riteneva che il successo austriaco fosse stato dovuto al tradimento di un reparto italiano; nel dopoguerra si scoprì che quel reparto, in effetti, aveva resistito ma era stato distrutto, e la parola “tradimento” venne sostituita da “fosco evento”. La terza strofa, infine, si riferiva alla battaglia del Solstizio e alla vittoria italiana il 24 giugno.

Una canzone che vale più di un generale

Raffaele Gattordo, anch’egli napoletano del reparto bersaglieri cominciò subito a cantare “La leggenda del Piave” del suo compaesano. I versi patriottici e ricercati, la soddisfazione per la grande battaglia vinta, la musica orecchiabile a tono di marcia fecero sì che in brevissimo tempo la canzone divenisse molto popolare fra tutte le truppe.

Il comandante supremo dell’esercito, il generale Armando Diaz che aveva sostituito il generale Cadorna, mandò alle truppe un telegramma di congratulazioni: «La vostra “Leggenda del Piave” al fronte vale molto di più di un generale».

E non c’è una volta, credo, che nessuno di noi, sentendola suonare, non abbia sentito una stretta al cuore perché noi italiani abbiamo girato il mondo, siamo capaci di bistrattarci, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse da combattere, combatteremmo ancora, e ne sono sicura, è rappresentata da quell’inno e da quell’acqua che scorre, a volte calma a volte vorticosa, sotto i ponti dell Piave, fiume sacro sul suolo veneto e mi commuovo … non passa lo straniero! Ieri come oggi.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi