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Perché è doveroso sperare: le “scoperte casuali” che hanno rivoluzionato la scienza. Di Laura Giulia D’Orso

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Di dibattiti in televisione, di polemiche sterili sul come, sul quanto e sul forse, credo i cittadini si siano abbondantemente stufati.

Numerose Task di esperti, troppe! “Quote rosa” nella task di esperti!!! Ci frega qualcosa se colui o colei che riesca ad apportare un vantaggio o scoprisse un vaccino abbia la gonna o i pantaloni???

Siamo più avanti noi immunologi o noi virologi o quell’ospedale piuttosto che quell’altro? Scusate ma non ci interessa proprio (sempre che dietro, e comincio a pensarlo, non ci siano interessi economici- politici invece che prettamente sanitari)

Il termine serendipità è un neologismo che indica il” trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra”.

Tale nome fu coniato dallo scrittore Horace Walpole, che lo usò in una lettera scritta il 28 gennaio 1754 a Horace Mann, un suo amico inglese che viveva a Firenze, ispirandosi alla fiaba persiana “Tre principi di Serendippo”, in cui tre protagonisti trovavano sul loro cammino una serie di indizi, che li salvarono in più di un’occasione. La storia descrive le scoperte dei tre principi come intuizioni dovute al caso, ma anche allo spirito acuto e alla loro capacità di osservazione.

Sono frutto della serendipità scoperte che sono entrate per sempre a far parte della nostre pagine di storia.

Per esempio, nella Parigi del 1805, un certo Chancel notò che un bastoncino con all’apice pasta, a base di clorato di potassio, zolfo e gomma arabica, si accendeva per reazione chimica dopo essere stato immerso in un recipiente contenente una spugna d’amianto imbevuta di acido solforico. Era stata inventata la versione primitiva del fiammifero.

La scoperta del fosforo rosso fu brevettata dagli svedesi Gustav Erk Pasch e Johan Edward Lundstrom, rispettivamente professore della Reale Accademia Svedese delle Scienze oltre che industriale i quali, agli inizi della seconda metà dell’Ottocento, diedero origine ai fiammiferi di sicurezza.

Per l’Italia, va a Perugia l’esordio nella produzione dei fiammiferi igienici: tra il 1899 e il 1903 i fratelli Luigi e Attilio Purgotti ottennero ben sette brevetti di fabbricazione.

Ecco un esempio molto più noto: la Penicillina, altra scoperta casuale. Alexander Fleming, batteriologo presso il Saint Mary’s Hospital Medical School, a Londra, nel 1928 si era preso una pausa, andandosene in vacanza e lasciando incustodita sul bancone qualche piastra di Petri con gli stafilococchi.

Tornato al lavoro, non trovò la piastra invasa da batteri, anzi. Un fungo, probabilmente sfuggito dal vicino laboratorio di micologia, aveva contaminato la coltura batterica in modo alquanto bizzarro: dovunque fosse cresciuto, non c’era traccia di stafilococchi.

Anni dopo, Chain e Florey somministrarono la penicillina (foto sotto) ad alcuni topi infettati da streptococco, utilizzandone altri malati come controllo. Notarono che la molecola di Fleming combatteva le infezioni batteriche anche in vivo. Non restava che testarla sull’essere umano ed avvenne con successo.

 

Microonde: il processo di cottura a microonde venne brevettato nel 1946 dalla Raytheon e un anno dopo fu prodotto il primo forno da commercializzare. L’uomo che fece questa scoperta si chiamava Percy Spencer ed era un impiegato della società statunitense. Stava utilizzando il magnetron per fare dei radar e si accorse, del tutto casualmente, che con il radar acceso una tavoletta di cioccolato che aveva si era sciolta. L’uomo, con all’attivo già 120 brevetti, capì subito la portata della sua “scoperta” e si cimentò con la cottura prima del popcorn, poi di un uovo che esplose. Il primo forno commerciale si chiamava Radarange ed era  alto quasi 2metri per quasi 350 chili, in grado di produrre 3000 watt di potenza.

Altra importantissima scoperta i Raggi X da parte del fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen, che stava studiando le onde elettromagnetiche e i raggi catodici, costruendo un apparato che produceva tali raggi. Si accorse, casualmente che, mettendo una mano fra il generatore dei raggi catodici e il muro, vedeva l’ombra delle sue ossa proiettata sul muro. Dedusse che ci fosse una radiazione, che lui chiamò X, non sapendo come definirla, e chiese alla moglie di mettere la mano per 15 minuti fra il generatore e una lastra fotografica, creando così la prima radiografia della storia, che prese poi il nome di “mano con anello”.

L’Anestesia: altra scoperta importantissima. Horace Wells, dentista di Hartford (Connecticut), nel 1844 sperimentò su se stesso l’efficacia del protossido come analgesico, cavandosi due denti.

Il 16 ottobre 1846 un amico ed apprendista di Well, William Thomas Green Morton, si presentò al Massachusetts General Hospital di Boston per una seconda prova pubblica, portando con sé una sfera di vetro, munita di una via di ingresso e una di uscita, con dentro una spugna imbevuta di etere. Sotto la supervisione del chirurgo in carica, John Collins Warren, e alla presenza di numerosi colleghi, fece respirare al paziente Gilbert Abbott i vapori provenienti dalla sfera. Il dottor Warren asportò al paziente un grosso tumore del collo rapidamente in modo indolore, poi si girò verso la platea e con gli occhi in lacrime disse: “Signori non c’è nessun imbroglio”. Era nata l’anestesia moderna.

Bene siamo arrivati ai giorni nostri.

Più di 150 laboratori di altissimo livello sparsi in tutto il mondo stanno lavorando ad una qualsivoglia soluzione per sconfiggere il Covid-19, quindi, prima o poi, confido che la montagna non partorisca solo un topolino. Non mi aspetto cure miracolose, ma impegno, serietà e risultati, esattamente comparati alla nostra dose di pazienza quotidiana che ci mettiamo tutti.

E niente burocrazia, o accaparramento di un qualsivoglia merito! La salute prescinde da tutto ciò.

Laura Giulia D’Orso

 

FILE PHOTO: An employee of German biopharmaceutical company CureVac, demonstrates research workflow on a vaccine for the coronavirus (COVID-19) disease at a laboratory in Tuebingen, Germany, March 12, 2020. Picture taken on March 12, 2020. REUTERS/Andreas Gebert/File Photo

 

 

 

 

 

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