MILANO ”Che tristezza: stanno facendo una cosa bisbetica, perché il cinema non si può trattare come un normale esercizio commerciale”. Lo dice all’AdnKronos l’attore e regista Paolo Ruffini, dopo aver comprato il biglietto per ‘La maledizione della Queen Mary’, l’ultimo spettacolo proiettato dal cinema Odeon, il multisala storico del centro di Milano, che da ieri ha chiuso i battenti.
”Non penso che si possano chiudere musei e biblioteche, che differenza c’è con un cinema?”, si chiede Ruffini, sottolineando che all’Odeon oltretutto ”ci sono almeno due sale che sono capolavori architettonici, è un cinema storico. Io ho fatto almeno dieci presentazioni di film qui: c’erano i tappeti rossi, era la walk of fame di Milano questa…”. I più bei ricordi che Ruffini conserva dell’Odeon sono proprio legati alle presentazioni dei suoi film, il primo da regista ‘Fuga di cervelli’, ormai dieci anni fa, e l’ultimo, ‘Ragazzaccio’. ”Era il 3 novembre, abbiamo fatto la proiezione qua. Forse avevo sentore che avrebbe chiuso e ho voluto fare qui un’anteprima speciale. È stato strepitoso”, racconta, senza nascondere l’amarezza. ”Vedere trattare il cinema così mi dispiace. Sta cambiando proprio la mentalità: si pensa che il cinema debba essere fruito soltanto a casa, ma il cinema non è social, è una grande occasione sociale. Io sono progressista, viva le piattaforme, ma una cosa non dovrebbe eliminare l’altra, le arti dovrebbero convergere. Tra cent’anni non so se ci sarà Tik Tok, ma il teatro ci sarà di sicuro”. Per di più ”i film non si vedranno più così bene, anche se a casa hai uno schermo venti pollici”, anche perché ”quando noi facciamo i film li facciamo per il cinema”.



















