MILANO Trent’anni senza Gianni Brera. Il prossimo 19 dicembre saranno infatti 30 anni esatti dalla sua scomparsa e per ricordarlo esce il libro “Per Gianni Brera l’Arcimatto”, che Adalberto Scemma ha curato insieme con Alberto Brambilla per la collana “La coda del drago” (Edizioni Zerotre, 18 euro).
Un libro in cui sono presenti testi inediti con anche evidente rilievo filologico, ma anche una ampia sezione dedicata a testi che fanno parte della storiografia breriana e che sono ancora attuali. A distanza di trent’anni dalla scomparsa, resta sempre tangibile il contributo di affetto dei tanti “Senzabrera” che si abbeveravano alla fonte dell’Arcimatto di Brera, che ha inventato un linguaggio che oggi gli fa avere la stessa attenzione riservata ai classici. Un tributo che è presente in questo libro di “studi, documenti, omaggi e memorie a trent’anni dalla scomparsa” patrocinato dal Panathlon International e dal Coni. Oltre agli interventi dei due curatori, “Per Gianni Brera l’Arcimatto” allinea i contributi di penne autorevoli del giornalismo e della letteratura sportiva, da Vladimiro Caminiti a Gianni Mura passando tra gli altri per Filippo Grassia, Marco Pastonesi, Darwin Pastorin e Mario Sconcerti. La prima copia è stata consegnata a Giovanni Malagò per la Biblioteca nazionale del Coni nel corso di un evento all’Università di Verona. Seguirà un lungo giro di presentazioni a cominciare da Milano per proseguire a San Zenone a Po, paese natale di Gianni Brera, con la cerimonia in Sala comunale e la tradizionale Pacciada (lunedì 19), con altri eventi a gennaio.
Fra gli argomenti trattati ha dominato quello del lessico innovativo di Brera, tema toccato in particolare da Grassia e da Franco Brera. Termini nati dalla fervida immaginazione di Gianni Brera – come contropiede, fuorigioco e innumerevoli altri – fanno oggi parte del linguaggio comune, e non solo sportivo. “Fuoriclasse del giornalismo, uomo di grande cultura e di grandi valori”, come l’ha definito Coppola, Brera fu anche “cantore di storia e di storie”. Sotto questo profilo ne ha parlato Renata Crotti, docente di storia medioevale a Pavia e presidente del “Comitato Brera Cento”, ricordando che se da un lato Brera esibiva un assoluto “orgoglio padano”, dall’altro affermava una piena “cittadinanza del mondo” nella vita e nello sport. E poi i mille ricordi personali nati dalla frequentazione. Con Gianni Merlo, che da giovanissimo giornalista fu “aiutante” di Brera. Con Josè Altafini (“è stato il più grande di tutti, ho sempre accettato le sue critiche”). Con Riccardo Signori e con Franco Zuccalà, che lo ebbero vicino rispettivamente al “Giornale” di Montanelli e in Rai alla “Domenica Sportiva”, e ne hanno ricordato le abitudini e le ritualità professionali. Adalberto Scemma, firma storica del giornalismo sportivo e docente di letteratura sportiva, ha sottolineato l’attualità di Brera: da lui è venuta la sollecitazione a non lasciar cadere nell’oblio ciò che Brera, grande innovatore, ha rappresentato per il giornalismo e per la cultura.