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Strage Mottarone: un anno dopo, ancora tanto dolore

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ย ย Un anno dopo resta il dolore per le vittime del Mottarone, ma c’รจ anche la voglia di ripartire. A dodici mesi di distanza dalla tragedia della funivia – in cui hanno perso la vita 14 persone tra cui due bambini – la comunitร  ricorda quanto accaduto il 23 maggio e lo fa lunedรฌ con una messa, quindi con un ceppo (questa cerimonia sarร  riservata) in ricordo di chi ha perso la vita nella cabina numero 3.

In quella ovovia, in una delle prime domeniche di sole dopo il lockdown, sono precipitati i sogni di Serena Cosentino, 27 anni di origini calabresi e una borsa di studio al Cnr, del fidanzato di origine iraniana Mohammed Reza Shahisavandi, 30 anni, della coppia emiliana Roberta Pistolato (festeggiava i suoi 40 anni) e Angelo Vito Gasparro, dei fidanzati varesini – Silvia Malnati 26 anni e Alessandro Merlo 29 – e della famiglia Zorloni con il marito Vittorio, la moglie Elisabetta Persanini e il figlio Mattia (5 anni).

Vite diverse unite dall’ultima corsa ripresa in un video che toglie il fiato e che mostra la cabina a pochi passi dalla stazione di monte, poi la fune traente dell’impianto che si spezza, la cabina che torna indietro appesa al cavo portante, sbatte a forte velocitร  contro uno dei piloni e precipitata al suolo dopo una caduta di oltre 20 metri, poi scivola “a folle velocitร ” fino a quando gli alberi non la fermano. Su quella montagna che guarda al lago Maggiore resta un solo sopravvissuto e una famiglia annientata: Amit Biran, 30 anni, che si era trasferito a Pavia per studiare Medicina, la moglie Tal Peleg, di
27, e il figlio Tom di 2 anni. Muoiono anche i bisnonni Itshak Cohen,
82 anni, e la moglie Barbara Cohen Konisky, 70 anni, arrivati in visita da Israele. L’unico sopravvissuto รจ l’altro figlio della coppia, Eitan di 6 anni, poi al centro di una contesa familiare tra Italia e Tel Aviv.

Al dolore si unisce lo sdegno per un incidente che non รจ una fatalitร , ma ha responsabilitร  precise: sulla cabina precipitata รจ ancora inserito un ‘forchettone’ – una pinza che serve a tenere aperte le ganasce dei freni ma che impedisce la frenata in caso di emergenza. La procura di Verbania guidata da Olimpia Bossi apre un’inchiesta e i primi iscritti arrivano subito: all’alba del 26 maggio ci sono i primi tre arresti con l’accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e omissioni di cautele. A finire dietro le sbarre sono Luigi Nerini l’amministratore unico delle Ferrovie del Mottarone che gestisce l’impianto della funivia, Gabriele Tadini caposervizio responsabile dell’impianto (che confessa di aver ‘bloccato’ il freno) ed Enrico Perocchio l’ingegnere, direttore di esercizio, dipendente della Leitner a cui รจ affidata la manutenzione.

ย La “deliberata volontร  di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle piรน basilari regole di sicurezza” costa ai tre la custodia cautelare. Il 29 maggio il gip di Verbania Donatella Bonci Buonamici non convalida il fermo: gli indagati lasciano il carcere e vengono disposti i domiciliari solo per Tadini che ‘confessa’ le sue colpe e contro il quale non ci sono elementi per tenerlo dietro le sbarre. Contro Nerini e Perocchio รจ “palese”, a dire del giudice, “la totale mancanza di indizi che non siano mere, anche suggestive supposizioni”. Il quadro che emerge dalle indagini รจ sconcertante: non รจ la prima volta che quel ‘forchettone’ รจ stato lasciato inserito per evitare di fermare l’impianto e perdere soldi, ma quell’intervento umano non spiega perchรฉ la fune, che va sottoposta a controlli costanti, si spezza.

E’ su questo versante che si concentrano le perizie della procura – le conclusioni sulla ‘testa fusa’ della cabina sono attese per fine giugno – per stabilire in un prossimo processo se esiste e nel caso qual รจ la gradualitร  nella responsabilitร  dei 14 indagati, nove persone e due enti: Ferrovie delย Mottaroneย la societร  che gestisce la funivia e Leitner, la societร  di Vipiteno che ha il contratto di manutenzione dell’impianto. Un anno dopo la funivia di proprietร  della Regione Piemonte – era rimasto ‘in sospeso’ l’accordo con cui si sanciva il passaggio al Comune di Stresa – รจ ancora sotto sequestro ma Stresa ha voglia di ripartire. “Abbiamo chiesto un ‘modello Morandi’ con tempi piรน ‘rapidi’ per la ricostruzione. Una funivia innovativa, moderna, magari progettata da un archistar che possa diventare un oggetto di per sรฉ attrattivo per il territorio, naturalmente senza dimenticare le vittime”, dice all’Adnkronos il sindaco Marcella Severino.

Un progetto nelle mani del professor Angelo Miglietta, prorettore dell’universitร  Iulm di Milano, docente di economia delle imprese, nominato ad aprile dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia come suo consulente speciale per la ricostruzione della funivia.
L’impianto, che difficilmente entrerร  in funzione prima di un anno, prevederร  anche un ricordo per le vittime. “Questa iniziativa – spiega all’Adnkronos l’esperto – รจ anche un tentativo per provare a superare ciรฒ che รจ accaduto e a fare emergere – in uno spirito che intende ricordare il motto agostiniano ‘Ex malo bonum’ – da un’esperienza cosรฌ tragica un futuro positivo”. In attesa del dissequestro e del processo, resta il dolore delle famiglie ‘spezzate’ che non hanno ancora la forza di raccontare. “Non sono emotivamente pronta per parlarne”, dice un familiare. “E’ da un anno che ci chiedono un’intervista, ma non ne abbiamo mai rilasciata una perchรฉ non ne abbiamo tanta voglia” รจ la risposta candida di una sorella. Dopo un anno per loro il dolore รจ identico.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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