domenica 24 Settembre 2023

Far arrivare la voce lontana perché le idee sopravvivano alla morte. Di Laura Giulia D’Orso

In silenzio, nell’indifferenza del mondo occidentale che tanto “finge” di interessarsi ai diritti delle donne, due giorni fa, Ebrun Timtik se ne è andata di stenti in una stanzetta di un ospedale turco delle carceri.
Se ne è andata al suo 238esimo giorno di sciopero della fame attraverso il quale chiedeva un processo equo in un Paese come la Turchia dove la stampa, le donne, i diritti fondamentali, la giustizia sono messi da parte. In quel paese essere donna ed avvocato per i diritti umani e non piegarsi alle ingiustizie è difficile e pericoloso, non c’è soluzione. Il potere non ti fa parlare.
E’ morta così, Ebrun Timtik, di fame e di ingiustizia. Il suo cuore si è semplicemente fermato dopo giorni di stenti e digiuno.

 

 

E’ morta per difendere il suo diritto ad un equo processo, dopo una condanna a 13 anni assieme ad altri 18 colleghi avvocati, detenuti come lei con l’accusa di terrorismo perché avevano difeso persone che si erano ribellate al regime. Non è stata la sola.
Se ne è andata come Ibrahim, come Helin, come Mustafa, morti dopo 300 giorni di digiuno per la stessa causa, cause che probabilmente nella Turchia di Erdogan non è più possibile combattere con la parola, in un tribunale.
Non credo che nessun telegiornale in questi giorni ne abbia dato conto, eppure di morti continuano a parlarne!
Ci sono però idee così forti e capaci di sopravvivere alla morte stessa: la libertà di parola, la giustizia (quella vera) e l’equità fra le persone (quelle oneste). 

 

Laura Giulia D’Orso

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