MILANO “Il no vax pensa che ci sia un complotto perché tutto deve avere un motivo, non riesce ad accettare che sia un caso ma pensa ci sia dietro qualcosa. Provi a parlarci ma non puoi convincerlo, lui è convinto di quello e ha bisogno di crederlo perché la sua testa è così”. Lo ha detto Vasco Rossi durante una conferenza stampa a Milano per presentare il nuovo album ‘Siamo qui’, in uscita il 12 novembre.
“Per questo mi dissocio da quello che dice Red Ronnie ultimamente – ha proseguito il rocker – quando va a parlare come opinionista tratta di argomenti che non conosce. Una volta ha detto che i testi dei rapper sono violenti e istigano i ragazzini alla violenza. Mi ricorda quando Salvalaggio diceva che io ero responsabile dei giovani che si drogavano perché cantavo ‘Coca Cola’ ma io raccontavo i giovani di quel tempo”.
IL NUOVO ALBUM
Jeans neri, camicia sbottonata, occhiali smart e cappellino al contrario. Vasco Rossi entra in conferenza stampa facendo una diretta Instagram. “Sono sui social e ne sono dipendente – ammette – ma mi sono fermato a Instagram. Sono l’unico influencer che lo fa gratis, se avessi fatto una cosa del genere negli anni ’80 ci avrebbero preso a schiaffi”. Poi si lascia andare e parla di famiglia, guai esistenziali, amore, politica e filosofia. Ed è un fiume in piena: “Se sono ancora vivo io c’è speranza per tutti” afferma il rocker di Zocca, 70 anni il prossimo febbraio, che torna in pista con ‘Siamo qui’, il nuovo album in uscita il 12 novembre prossimo.
E’ un Vasco esistenzialista, che cita Sartre e Nietzsche, Lacan ed Heidegger. Il Komandante è in forma e lo dice così, introducendo il disco che esce a due anni dall’ultimo live e a sette dall’ultima fatica in studio, ‘Sono innocente’, del 2014. In mezzo una pandemia, le anteprime ‘abusive’ dei suoi singoli sui social, gli sfoghi contro i negazionisti del Covid. “Siamo qui, eccoci qua – dice Vasco -.
Sono trascorsi due anni ma sembra un secolo, questo disastro epocale ci ha travolto tutti e ci ha scombussolato un bel po’”. Il lockdown, ammette “è stata un’esperienza incredibile. Non avrei mai pensato di assistere a una cosa del genere”. Eppure il Blasco non si è arreso.
‘Siamo qui’ è stato realizzato tra gennaio e maggio di quest’anno, un poco alla volta, quando si poteva, rappresentando una via di fuga e di evasione dalla realtà. “Sembrava di vivere in un film di fantascienza – confessa il Kom – ma era la realtà. Io sono rimasto un po’ sospeso in questo periodo, mi sono reso conto che lo scopo più importante della mia vita viene a mancare se non faccio più concerti. Ho cercato degli hobby, ho provato ad andare a cavallo, a fare golf ma non mi piace far niente, mi piace solo la musica. Senza la musica non sono niente”.
I mesi che verranno si prospettano come un momento d’oro per il Blasco nazionale, che ha fatto la storia della musica italiana e che anche oggi, al 18esimo album in studio (“Sono maggiorenne” ironizza) è ancora qui per conquistare e lasciarsi conquistare. A partire dal singolo ‘Siamo qui’, che uscirà venerdì prossimo. “E’ una canzone molto vasta oltre che molto ‘vasca’ – scherza il rocker -. E’ una canzone d’amore per la condizione umana, che è quella di essere gettati nel mondo. E’ attorno a lei che ho costruito il disco, è la più intensa”. Ed è un brano che parla anche di ‘guai’. “Non mi riferisco a quelli della pandemia, l’ho scritta prima del Covid, sono guai esistenziali – ribadisce il Kom -. Canto ‘Siamo qui soli e delusi a confondere quello che sei con quello che usi’ ed è la sensazione che ho. Siamo soverchiati dalla tecnica, che è diventata potente, sfrutta le nostre debolezze, le nostre rabbie, le aggressività. La civiltà è andata avanti sempre guardando al profitto e non all’esistenza umana.
Tu oggi vali solo se sei utile, sennò vieni emarginato, ormai è solo questione di utilità”.