MAGENTA – Si è scritto, nel mese di dicembre 2021, degli esordi della Magenta musica e che si affermò nella seconda metà dell’Ottocento grazie alla presenza nel borgo del maestro Francesco Pagani, piemontese di origine e magentino d’adozione.
Fu proprio il Pagani a sollecitare la nascita, nei primi anni dopo l’Unità d’Italia, della Società di Artisti dilettanti da Teatro, che si produsse in diverse rappresentazioni operistiche nell’autunno e inverno 1862-1863. La Compagnia, della quale il Pagani reggeva le sorti in qualità di maestro e direttore, era composta esclusivamente da magentini, e annoverava in qualità di soci dodici promettenti attori: Alessandro Conti (presidente), Luigi e Antonio Barenghi, Luigi Stoppa, Filippo Fornaroli, Antonio e Serafino Cattaneo, Alessandro, Ambrogio e Carlo Dameno, Carlo Viola, Francesco Bianchi e Luigi Colombo.
SCARICA QUI IL PODCAST:
https://www.magentanostra.it/1862-1863-la-societa-artisti-dilettanti-testo-e-podcast/
Tra costoro, due erano “illetterati”, e questo può dare un’idea del repertorio e soprattutto della composizione della Compagnia. Gli spettacoli si tenevano in un locale adibito a teatro (sull’ubicazione del quale i documenti rimasti non dicono nulla) sufficientemente ampio per ospitare la scena, il palco e almeno “cinquantadue scanni con sedile di paglia” per il pubblico, tanti cioè quanti erano in possesso della Società.
L’avventura di questi dilettanti (e in questo frangente un tale termine sembra assai appropriato) non durò più di una stagione; non sembra sia stato il malcontento degli spettatori a decretare la cessazione delle rappresentazioni, ma furono gli inevitabili problemi finanziari che la Società non riuscì a superare; le spese di avviamento dell’attività non erano state compensate dagli incassi, e d’altra parte in quegli anni i magentini, in larghissima parte contadini e artigiani, non erano forse ancora pronti a decretare il successo di attività ludiche e culturali organizzate e continuative.
Comunque siano andate le cose, i documenti rimasti sulla Società Artisti dilettanti non sono di carattere artistico ma di natura giudiziaria, ovvero verbali delle comparizioni nell’aprile 1863 davanti al giudice di pace della Giudicatura di Magenta. Era accaduto che, a fronte del mancato pagamento da parte della Società ad alcuni fornitori di materiale e di prestazioni artistiche, gli aventi diritto avevano reclamato in sede giudiziaria le loro spettanze, costringendo la Società a capitalizzare i propri beni, cioè a disfarsi dei pochi ma indispensabili strumenti della propria attività: si vendettero gli sgabelli (nella quantità detta sopra), le scene, il legname d’opera per gli allestimenti e vari pezzi staccati di musica; il valore complessivo dei beni posseduti risultò bastante a soddisfare i creditori, ma la loro vendita compromise inevitabilmente la possibilità di continuare le rappresentazioni. Fu però in questa triste occasione, che gli artisti dilettanti trovarono la solidarietà dei magentini, verosimilmente addolorati dal rischio di non veder più le esibizioni dei loro beniamini: la direzione della Società aveva avanzato la proposta di “redimere il corredo teatrale della Compagnia con private sottoscrizioni, onde togliere lo sconcio che per estinguere i debiti che nel loro complesso ammontano a lire 61, si abbia ad alienare il corredo stesso“. In altre parole, era chiesto agli appassionati magentini l’acquisto “virtuale” del corredo teatrale, che sarebbe stato poi affidato in custodia alla Giunta Municipale, affinché lo mettesse a disposizione “per l’eventualità d’attuazione di altra compagnia sia nostrale che estera; nel qual caso presenterebbesi più facile l’impianto se minori spese avessero ad assumersi“. I ventidue generosi oblatori, che contribuirono con somme anche minime, ed i cui nomi vennero meticolosamente registrati, rappresentano il primo esempio di beneficenza privata nel settore culturale che la storia magentina ricordi.
L’evenienza prospettata ed auspicata si verificò ben presto, tanto che nell’autunno dello stesso anno 1863 si costituì una “Società Anonima a capitale perduto per l’attuazione di rappresentazioni in musica sul teatro di Magenta“; sessanta azionisti (molti di più di coloro che avevano “salvato” il corredo della Compagnia dei dilettanti) sottoscrissero settantuno azioni da 10 lire, costituendo così un capitale sociale di 710 lire; gli incassi per gli spettacoli nell’intera stagione raggiunsero la somma di 1885 lire, a testimonianza di un crescente interesse sia a Magenta sia nei comuni limitrofi. Nonostante il successo, tuttavia anche la Società Anonima registrò un passivo, quantificato in ben 549 lire, assorbito integralmente dalla Direzione della Società, e quindi senza conseguenze sull’attività della Compagnia. Tra le voci delle passività di bilancio, spiccavano in particolare le spese per il riattamento del teatro (351 lire) che venne dotato anche di portiere, e per gli onorari agli artisti.
Ben diverso fu infatti il cast messo in campo dalla Società anonima, che scritturò cantanti di grido provenienti da fuori Magenta per le sei rappresentazioni della stagione; particolarmente ricco era il gettone per l’esibizione della prima donna contralto (80 lire a rappresentazione) e per la prima donna soprano (60 lire).
Molto più economici i compensi per le prime parti maschili, per i coristi e per la bassa orchestra, mentre al primo violino, evidentemente personaggio di primo piano, venne tributato un trattamento speciale: trasporto per ferrovia, vitto e alloggio riservato e addirittura i servigi della rinomata caffetteria di Michele Burla.
Tra le spese ritenute indispensabili, la Società non trascurò neppure la stampa di manifesti ed avvisi.
Nel ruolo di maestro suggeritore, l’onnipresente Francesco Pagani rappresentò la continuità con la precedente esperienza dei dilettanti artisti.
Sotto nella foto a sinistra il Presidentissimo Piero Pierrettori, se non ci fosse lui chi terrebbe viva la memoria storia della nostra Città insieme agli Amici di Magenta Nostra e della Pro Loco ???