1 giugno, Rugby Parabiago verso l’Olimpo della serie A Elite

A Piacenza un match per entrare nella storia

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Il 1° giugno non è proprio un giorno qualsiasi se è vero, come è vero, che ha dato i natali a una donna di rara bellezza come Marilyn Monroe e ha congedato per sempre dai suoi simili una penna finissima come Giuseppe Ungaretti.

La Città di Parabiago, in modo particolare la sua componente che corre, salta e suda nelle palestre e nei campi di gioco, cerchierà in rosso questa data perché la propria squadra di rugby giocherà a Piacenza la finalissima per accedere alla serie A Elite, ossia l’Olimpo italiano di questo sport nel quale competono le 10 migliori formazioni del Paese.
Raccontare in poche righe l’impresa di questa squadra è più difficile che non fare una meta ai mitici “All Blacks”, perché vi è il rischio di scordare qualcosa oppure qualcuno e di rimediare brutte figure.

Quel che è certo è che in via Carso, ove risiede il quartier generale del Rugby Parabiago, hanno fatto le cose in grande, ma senza luci e senza clamori, come accade quando ambizione e umiltà vanno a braccetto.

Che fosse l’anno buono lo si era intuito dalle prime giornate del campionato, nonostante una sconfitta di misura patita a Padova, nelle quali erano maturate straordinarie vittorie non del tutto prevedibili contro avversarie agguerrite come Biella e Verona.
Al “Venegoni-Marazzini”, vale a dire il catino nel quale la squadra rossoblù si esibisce davanti al pubblico amico, il “Para” è sempre uscito imbattuto fra gli applausi degli appassionati.

Veder giocare i ragazzi del Rugby Parabiago è fonte di grandi emozioni perché sono una squadra mai doma, perché amano la maglia che indossano e perché si divertono, volando come farfalle nelle difese avversarie nonostante i tanti chili ben distribuiti, però, dal collo alle caviglie.

Nel momento del massimo entusiasmo è bello anche ricordare che il Rugby Parabiago coniuga con ammirevoli risultati la propria dimensione sportiva con quella sociale, grazie ad iniziative che denotano una forte sensibilità, come quella di farsi carico dei più piccoli quando non lo possono fare le loro famiglie oppure di offrire la chance del riscatto a qualcuno che ha perso la bussola.

Quando ai successi sul campo si aggiungono quelli fuori dal rettangolo verde, allora ci si deve togliere il cappello quale tributo dovuto a donne e uomini che hanno trasformato la loro esistenza in una partita di rugby infinita, portando i valori di questo sport laddove sono sconosciuti.

Alla vigilia della finalissima è doveroso calciare la palla ovale lassù dove riposano tanti personaggi di più generazioni che hanno concorso con il loro sudore a spingere il “Para” sempre più lontano e se domenica prossima il cielo di Piacenza si tingerà di rosso e di blu sarà quella la migliore occasione per ringraziarli ancora una volta.

Le ultime parole sono per i ragazzi che scenderanno in campo contro i giocatori del Biella. Sanno come batterli, perché in campionato lo hanno fatto sia in casa e sia in terra piemontese. Essere coscienti della propria forza, avere rispetto di chi è di fronte e, soprattutto, entrare in campo con il desiderio di divertire sé stessi perché giocare a rugby deve essere una vera gioia: al quindici rossoblù altro non è richiesto.
Forza Para ieri, oggi e domani!

Olindo Garavaglia

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