Diecimarzo
Ore nove si aprono le finestre, cโรจ il sole, per quanto รจ possibile cerco di fare in modo che il โvassoioโ ed il resto si nutra della luce naturale, alimento primario per la vita, in genere di tutti. Una catena, questa, che รจ la base per la vita, per il dinamismo anche se, a ben vedere, il motore che alimenta lโuniverso conosciuto รจ ben altro e non cosรฌ debole e caduco come questo genere di vita che perรฒ รจ, almeno per quanto noi sappiamo, esplorativo, indagativo e in costante mutazione. Dunque, apro le ante per aria e luce e vado a compiere il mio dovere di padre.
Martello, pinze, trapani vari, seghetto alternativo, pialla, levigatrice orbitale, carta vetrata, raspa, scalpelli, sgorbie e mazzuolo di legno, insomma il ben di dio del piccolo falegname e via a stendere le assi per il pavimento del solaio.
La previsione narra di sei otto ore, in realtร ce la faremo in meno tempo, una volta tanto la mia prudenza รจ stata smentita, alle sei di sera finito, pulito e pure verniciato, una mano si intende, ma ora brilla e quella vecchia brutta, sporca e grigia soffitta ora รจ linda, con un piano che sembra uscito dal catalogo dellichea tanto รจ trandy la vista che ci si offre. Ci guardiamo tutti e tre, un sodalizio il nostro sguardo e lโintesa si trasforma in un sorriso. Siamo contenti, punto. Stanchi ma felici.