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Ottobre 1956, i carri armati sovietici invadono l’Ungheria

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Il 23 Ottobre a Budapest, una manifestazione pacifica, di qualche migliaio di studenti, si trasforma in un’autentica guerra contro il regime sovietico.
 

L’Ungheria è allora governata da Matyas Rakos, dittatore magiaro legato ai comunisti di Mosca, che verrà rimosso proprio dopo la rivolta. Nata come manifestazione di studenti dura quasi un mese: fino all’11 Novembre. Verrà repressa dai carrarmati sovietici del maresciallo Ivan Stepanovic Konev. I morti sul campo saranno oltre 700 per i russi e quasi 3.000 per i magiari, tra collaborazionisti e rivoltosi.

La rivolta fu sostanzialmente sconosciuta fuori dall’Ungheria e nessun paese diede il proprio appoggio militare, né alcun aiuto umanitario, agli ungheresi. La rivolta fu repressa nel sangue cosi come accadde in altri paesi sotto il regime comunista sovietico.

In Italia il fatto ebbe breve risalto solo grazie alla Giovane Italia, l’organizzazione giovanile del Msi, che portò all’attenzione dell’opinione pubblica i fatti di Budapest. Il 29 Ottobre uscì il Manifesto dei 101, firmato da simpatizzanti comunisti che si schieravano apertamente contro l’intervento di Mosca a Budapest. L’Unità non ne diede notizia, non lo pubblicò affatto ma uscì con l’Ansa.

Marco Crestani

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