La mamma non muore mai, assurge al cielo. Cielo infinito. Eguale a Maria. Madre di tutte le mamme. E termine ultimo d’etterno consiglio, scrive, con la forza della verità, padre Dante. Sì, è così. Si può arrivare a lambire il velo, azzurro, della verità. In quel tempo, ch’è ancora il nostro tempo forgiato dal dolore, la mamma non vede se stessa, quel se stessa stramazzata nell’anonimo letto, l’ultimo giaciglio, ma guarda, nella prospettiva dell’orizzonte, lì avanti nei giorni che per lei non saranno in questa vita, i suoi figli. I suoi bimbi. Lei li vede camminare, andare, passo passo, avanti. Oltre quella linea che a noi inibisce ogni sguardo e correlato vedere. Lei sorride. Ed è un sorriso, il suo, appagato. I suoi bimbi sono la sua eredità. Sorride ed annuisce. Nella cifra piena, compiuta dell’accettazione. Va bene così. E nell’acconsentire col va bene così, ella esprime, ed è ultimo respiro il suo, non solo l’accettazione della morte ma la sua inaudita giustizia. La morte, ogni morte, non è questa roba qui che si coglie nel freddo del corpo marmorizzato. La morte s’arresta. Stravolta dalla rivelazione di Gesù Cristo. La vita è ancora dentro i suoi occhi, e per sempre.
E affresca quel filo dell’orizzonte dei ragazzi in cammino. Null’altro che amore, di cui questi bimbi sono la solare manifestazione, cammina ancora su questa terra. Ed è frutto suo, libbre di carne, pinte di sangue, vento forte di spirito. La mamma. Il suo amore oltrepassa il tempo. Lo sconfigge. Annichila, l’amore, ogni ieri, oggi, domani. S’impianta, radice inestricabile, dentro l’eterno. E tutto il resto non è che scoria. Nulla che niente. Solo l’more rimane. Più forte di ogni morte. In dedica a Giuliana, madre di Martina e Luca, sposa di Milenco Marinoni. Magenta. Giovedì 18 ottobre, Anno Domini 2018.
Emanuele Torreggiani
