Il magentino Emanuele Confalonieri nel primo museo delle maglie dei fuoriclasse del calcio a Madrid

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Il giorno 19 Giugno è stato inaugurato a Madrid “Legends”, il primo museo della storia dedicato interamente a maglie da calcio usate in partita. Al sue interno vengono esposte 680 maglie da calcio, raccolte dall’argentino Marcelo Ordas (collezionista privato dal 1990, la cui collezione vanta 5000 pezzi) tutte rigorosamente certificate, accompagnate da altri cimeli quali medaglie, scarpe e palloni, il tutto affiancato da un cinema 4d, visori in prima persona e tante altre tecnologie.

Il museo, sponsorizzato da Uefa, Fifa, Conmebol e La Liga è stato inaugurato nella centralissima Puerta Del Sol, dopo ben 5 anni di lavori, in uno degli edifici storici di Madrid, dove oltre un secolo fa dormivano i primi calciatori del Real Madrid.
Al suo interno sono presenti maglie che hanno davvero segnato la storia del calcio, su tutte quella di Maradona della finale di Messico 1986, Paolo Rossi 1982 contro il Brasile, Pele mondiali 1970, Van Basten finale degli europei 1988 e tantissime altre, includendo le incredibili collezioni complete di squadre vincenti per ogni singola edizione di tutte le piu’ grandi competizioni club e nazionali.
All’inaugurazione erano presenti 25 media spagnoli e internazionali (tra cui la Gazzetta dello Sport) oltre a calciatori del calibro di Caniggia, Kempes, Zanetti, Figo, Morientes, Villa, Matthaus e Futre.
In poche settimane dall’apertura, il museo conta gia’ una media di 200 visitatori al giorno con picchi di 350 nel weekend e numeri in costante crescita.
Ma perché, voi dite, vi raccontiamo tutto questo?
Perché nello staff di Legends è presente un nostro concittadino, Emanuele Confalonieri, 32 anni, nipote di Renato che e’ stato fondatore degli scout sezione Magenta, pompiere per 40 anni, volontario e magentino d’oro 2019.
Emanuele, che ha il doppio ruolo di guida ufficiale del museo e ricercatore di maglie, ci ha rilasciato un’intervista.

Ciao Emanuele, come sei entrato a far parte di Legends?
Ciao ragazzi!
Ho conosciuto l’argentino Fernando Vaccaro, uno degli organizzatori, nel 2020 su Facebook, quando mi parlo’ dell’idea di allestire un museo di maglie da calcio e mi mando’ la lista delle maglie che mancavano in collezione, promettendomi una percentuale in caso di ritrovo.
Ne ritrovai 7, un paio delle quali molto rare, ben aiutato dai miei contatti in tanti paesi, e da li la nostra amicizia divenne molto intima.
Negli ultimi anni spesso mi accenno’ l’opportunita’ di poter lavorare per Legends e a Marzo di quest’anno ho ricevuto la proposta di lavoro ufficiale, che ho accettato in un nanosecondo.

Di cosa ti occupi in Legends?
Ad oggi sono l’unica guida del museo.
Mi occupo dei tour in: spagnolo, inglese, portoghese e italiano, raccontando curiosita’ su ogni maglia, includendo anche i bizzarri modi in cui a volte sono state ottenute.
Parallelamente, oltre a continuare a prepararmi sull’argomento, sono sempre attento alla ricerca delle maglie e a trovare buoni contatti.
E’ un lavoro davvero divertente, mai noioso e pieno di gratificazioni.

In che modi si puo’ recuperare una maglia usata in partita?
Per prima cosa va detto che negli anni 90 era molto piu’ facile ed economico.
Oggi collezionare maglie e’ diventata una malattia per molti e calciatori ed ex calciatori vengono continuamente avvicinati da collezionisti che chiedono loro qualche cimelio.
Servono ottimi contatti e anche diplomazia e intelligenza.
Le maglie, oltre che in mano ai calciatori, possono essere dappertutto: il fondatore Marcelo e’ andato a recuperarne una addirittura negli scantinati di una chiesa in Brasile.

Com’e’ avere a che fare con calciatori e addetti ai lavori di un mondo che ti ha sempre affascinato ma avevi solo potuto osservare da lontano?
Il calcio e’ sempre stata la mia passione, tanto che dedico buona parte del mio tempo libero alle ricerche, insieme a un team, sulla storia della Juventus, pubblicando anche dei libri.
Avere a che fare con un calciatore in carne e ossa all’inizio e’ stato strano, come entrare per la prima volta in qualcosa che vedevi soltanto da lontano e ti sembrava irraggiungibile, ma poi, come a un po’ tutto, ci si abitua.
Sono diventato in confidenza con il mio idolo Claudio Caniggia, a cui spesso fornisco sue vecchie foto e ritagli di giornale e a cui dico sempre che sembra uno dei Guns and Roses!

Ho potuto anche fare amicizia con un milanese doc trapiantato come me a Madrid, Federico Meazza, nipote del grande Peppino, di cui tra l’altro custodiamo la maglia della finale del 34.

Che progetti avete per il futuro?
L’idea e’ di aprire altri musei, per poter esporre le oltre 4000 maglie della collezione che non sono in mostra, ma al momento siamo molto concentrati che qua a Madrid vada tutto per il meglio, poi si vedrà.

A proposito, come si vive a Madrid?
La Spagna e’ tutta bella, e Madrid nello specifico è davvero una città molto vivibile.
I prezzi sono umani, i trasporti funzionano, il traffico e’ ben canalizzato, si mangia bene con poco (anche se per noi vegani si potrebbe fare molto di piu’) e la gente e’ molto cordiale.
Questa, insieme all’amata Buenos Aires, è la città più’ù bella in cui ho vissuto e dire che sono stato in decine di citta’ tra Sudemerica, Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra e il Portogallo.
Comunque potro’ dare una risposta definitiva solo la prossima primavera, dopo aver passato il mio primo inverno madrileno, da tutti temuto (ride).

Come si lavora a Legends?
Legends è un’azienda molto moderna, con un’impostazione più americana che europea di lavoro.
A regole ferree si prediligono flessibilità mentale e buonsenso, le buone maniere sono indispensabili, vi è la possibilità di guadagnare extra ogni mese attraverso vari tipi di bonus e Marcelo e’ davvero un capo in gamba, gentile e innamoratissimo del suo progetto, amore con cui ha contagiato a tutti noi.
Infine devo dire che il mio stipendio e’ molto soddisfacente.

Quali sono le tue maglie preferite?
Le mie preferite sono quelle della Juventus (alcune le ho anche recuperate io) delle due Champion’s (una e’ quella di Jugovic usata a Roma nel 1996 per calciare il rigore decisivo) e delle due Intercontinentali (tra cui quella di Platini del 1985), mentre quelle che mi emozionano di piu’ sono quella della Chapecoense sopravvissuta al disastro aereo del 2016 e quella di Paolo Rossi con cui segno’ due dei tre gol al Brasile, di fronte alla quale ammetto di aver versato qualche lacrimuccia.
La gente invece ama soprattutto le maglie di Maradona, Cruyff e Pele’.

Cosa cambia tra un museo di arte e un museo di maglie da calcio?
A mio avviso a livello concettuale non cambia nulla, ma noi abbiamo due grossi vantaggi.
Il primo e’ quello di avere un range di tutte le eta’, compresi i bambini dai 4 anni in su, che sovente (come d’altronde il sottoscritto da bambino) si rifiutano invece di visitare i musei di arte, non capendoli.
Il secondo è dovuto a una normativa, che probabilmente in pochi conoscono, che impedisce di raccogliere nello stesso museo tutti i piu grandi capolavori della storia dell’arte.
Noi di Legends invece, possiamo vantarci di aver raccolto e di esporre tutte le maglie che hanno fatto parte della storia del calcio.

Come ci si sente a fare della propria passione un lavoro?
Far parte di una qualcosa a cui si crede veramente è una sensazione meravigliosa, che a 32 anni ho provato per la prima volta.
Figuriamoci, ho finito le scuole malvolentieri, cambiandone 4 in 6 anni, e poi ho fatto i lavori Piu disparati in vari paesi del mondo: cameriere, impiegato, oss in casa di riposo, agricoltore, muratore, addirittura parcheggiatore.
Tutti mi hanno insegnato qualcosa, ma ammetto di non essere mai andato a lavorare sereno, spesso anche per la poca riconoscenza ricevuta dai capi e le paghe misere.
A Legends è tutto diverso, tanto che lavoro volentieri anche dopo il lavoro senza che nessuno me lo chieda.

Un messaggio per i magentini al seguito
Sono sempre legatissimo alla mia città di origine, la mia famiglia e i miei migliori amici sono li, il contatto è costante e almeno tre volte all’anno torno a casa.
Sono anche molto amico del Boss, Stefano Calcaterra, che nelle sue varie telefonate settimanali, mi aggiorna in anteprima della gente venuta a mancare (ride).
In ogni caso, chiunque o capiti per Madrid o anche possegga una maglia da vendere, mi avvisi che verrà ricevuto personalmente dal sottoscritto con grande felicità e orgoglio.
Un Saluto tutti voi della Redazione e uno ai miei mitici nonni Renato e Agostina.

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