MAGENTA – Prosegue il dibattito sui social e non solo, dopo la decisione di Matteo Renzi di abbandonare il Partito Democratico dove da tempo viveva in una condizione di separato in casa. Tra le riflessioni più acute e perché con un pizzico di ironia – il che non guasta mai – registriamo quella di Giuliana Labria. L’ex Sindaco di Magenta anche se di fatto almeno ufficialmente si è ritirata dalla politica attiva, continua ad essere una delle menti pensanti più lucide del centro sinistra del nostro territorio. Qui di seguito la sua riflessione su Renzi e sul Renzismo come prodotto della cultura berlusconiana che la nostra Giuliana notoriamente….non ama. Una donna che con grande coerenza, ha sempre preferito la sostanza alla finzione.
F.V.
Le cose che aiutano a fare chiarezza non possono che essere positive. Al di là degli appelli di facciata, tutti sanno da molto tempo che il PD sta stretto a Renzi; non credo solo per manie di protagonismo o per narcisismo ( caratteristiche che , sia chiaro, non difettano certo al personaggio). Credo invece ad un altra cosa : Renzi non e’ e mai sara’ un uomo di sinistra, nemmeno di centro sinistra, e nemmeno un liberal progressista. Credo anche che non ci azzecchi niente con il “centro” cattolico democratico, eredità della vecchia Democrazia Cristiana, a cui molti impropriamente l’anno ricondotto. Ho conosciuto bene e praticato (e ne sono orgogliosa) quel mondo: non c’entra nulla col renzismo. Renzi semplicemente è un sottoprodotto della cultura berlusconiana.
Fautore del culto della personalita’ del Capo, coltivatore di quel populismo che dice di voler combattere, politiche sociali e del lavoro ascrivibili ad un progetto conservatore e conservativo, paternalistico, apparentemente innovatore ma in realtà vecchio come la muffa : “ok, ti ho dato le 80 euro, adesso non rompere i coglioni sui diritti”. Finalmente Renzi ha fatto chiarezza, ( bisogna dargliene atto), manifestandosi per quello che è : un uomo di destra. Una destra moderna, moderata, europeista, ma destra. Non sottrarrà voti al PD, li sottrarrà’ a Forza Italia. Il PD perdera’ alcuni, recuperera’ altri, al saldo sarà’ alla pari, o quasi. Va detto poi che lo scissionismo, negli ultimi anni, in generale, non ha portato molto bene a chi l’ha fatto. Inoltre, Renzi non è uno che può presentarsi come figura politica nuova, con una proposta politica nuova. Gli italiani ne hanno già’ avuto un assaggio, e gli hanno tolto il consenso con la stessa velocità con cui glielo avevano dato.
Se possa essere un alleato o un avversario del PD per il futuro non ci è’ dato di sapere e, se fossi nel PD, non me ne preoccuperei più di tanto. Eviterei di metterlo al centro del dibattito politico di questi giorni (cosa che a lui piacerebbe moltissimo). Mi preoccuperei piuttosto di tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori, di incoraggiare gli investimenti delle imprese, di dare più soldi a Sanità’, istruzione e ricerca, di rilanciare il welfare, di aiutare i Comuni e i territori a fare il loro lavoro, di recuperare credibilità a livello internazionale, di capitalizzare al meglio la congiuntura economica favorevole con l’abbassamento dello spread, di proporre un grande piano nazionale di investimenti sull’energia pulita e il ripristino dei territori dissestati, di affrontare i problemi emergenti della sicurezza del nostro Paese, che sono la violenza sulle donne e le morti sul lavoro degli operai. Il PD non si comporti come l’orfanello di Renzi. Colga questa occasione e faccia, finalmente, la sinistra, lo faccia con determinazione e coraggio, e la scissione di Renzi sarà’ derubricata a dibattito salottiero da Barbara d’Urso.