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Tornano a far discutere le origini del coronavirus Sars-CoV-2, sulla scia di nuove teorie che spingono sull’ipotesi di una ‘nascita’ artificiale, al bancone di un laboratorio. “Serve di più” però per poter risolvere questo giallo, “dovremmo avere accesso a tante situazioni. Sappiamo che in parte vi ha avuto accesso l’Oms, ma molte cose rimangono da chiarire”. A parlare all’Adnkronos Salute è l’infettivologa Claudia Balotta, che il virus responsabile della pandemia di Covid-19 lo ha visto da vicino attraverso un microscopio.

L’esperta, già docente di Malattie infettive dell’università degli Studi di Milano, è stata a capo del team di ricercatrici che all’ospedale Sacco della metropoli meneghina ha isolato il ceppo italiano del nuovo coronavirus. E ora si interroga sul susseguirsi di analisi che aprono all’idea di un incidente di laboratorio. Ultima puntata è quella di una nuova ricerca scientifica, che sarà pubblicata su ‘Quarterly Review of Biophysics Discovery’ e viene anticipata oggi dal ‘Daily Mail’, in cui si sostiene che il coronavirus Sars-CoV-2 può essere stato ottenuto solamente in laboratorio. Ma se dovesse mettere su una bilancia le due ipotesi – origine naturale e artificiale – in questo preciso momento Balotta la vedrebbe “pendere dal lato dell’origine naturale”.
La scienza però, precisa, “non può fare due più due, servono fatti dimostrati per poter escludere una teoria. E qui c’è molto da chiarire”. A cominciare dal ‘giallo’ numero 1: il cosiddetto “‘ospite intermedio'”, l’animale verso cui c’è stato il salto del virus dal pipistrello e poi all’uomo. L’anello mancante, che potrebbe aiutare a confermare che Sars-CoV-2 è un virus naturale. “Non l’abbiamo mai trovato, questo è il vero punto”, ricorda Balotta. “Mentre per la Sars del 2003 l’ospite intermedio è stato chiarito”, mettendo sul banco degli imputati “specie diverse, dal furetto allo zibetto e al procione”.
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