E’ un piacere per me tornare a parlare di uno dei cantautori migliori che ho scoperto nel mio peregrinare fra le strade della musica indipendente americana. Vi avevo già parlato di lui e del suo esordio del 2019 ( qui trovate l’articolo : http://ticinonotizie.it/ascoltati-da-noi-per-voi-by-trex-roads-charles-wesley-godwin-seneca-2020/ ), quel Seneca che lo aveva messo sulla mappa e fatto conoscere in tutti gli Stati Uniti. Un disco di una bellezza scintillante che aveva dimostrato ancora una volta di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la terra dominata dai Monti Appalachi non è stata solo la patria dove il country è nato, ma continua a regalarci artisti fantastici che meritano di essere conosciuti.
Charles Wesley Godwin è un giovane uomo ma dentro di sé ha il carisma e l’esperienza dei grandi, non suona un genere, non è catalogabile ma è un vero artista che con stili sempre diversi e un’anima poetica, dipinge storie e lo fa con un talento cristallino.
Se nel suo esordio, le storie erano tutte incentrate sulla sua terra e anche autobiografiche, quel West Virginia così duro ma così pieno di bellezze naturali, in questo suo secondo disco Godwin racconta storie. Lo fa alla maniera dei grandi cantastorie del passato, un po’ Dylan, un po’ Bruce Springsteen, un po’ Hank Williams ma anche Cody Jinks.
Se andate sul suo sito web, c’è la sua presentazione e vi trovate la migliore definizione che si possa fare della sua musica : cinematic country folk. Ecco la sua musica e la sua poesia, sono così, sono dei piccoli film con immagini vivide che si parano davanti agli occhi.
La produzione è ancora affidata alle sapienti orecchie di Al Torrence e menzione d’onore per la fantastica band che lo segue. Il suono è fantastico, la ritmica è un fiume in piena che ti travolge ma il suono del violino di Ben Townsend, è magia pura che ha il potere di curare le anime.
Le storie raccontate sono meravigliosi affreschi, il violino come vi dicevo vi rapisce subito e facendo partire Over Yonder lo capite subito, bellissima e malinconica.
Lyin’ Low è una ballata sorretta da una bella ritmica e dal solito violino, un pezzo che sfiora quasi il bluegrass, una storia scritta da Godwin dopo aver avuto il primo figlio, quando tutte le priorità di un uomo cambiano. Quando tutte le futilità della vita diventano improvvisamente inutili e ci si chiede se si sta sprecando la vita in cose che non contano davvero.
L’abilità di un cantautore è quella di scrivere storie partendo da dettagli di vita reale che alla persone normali possono sembrare insignificanti. Ecco con la struggente ballata Jesse, Charles ci riesce alla grande, perchè la storia di un amore non corrisposto a cui arriva , è ispirata da un graffito trovato vicino ad un vecchio ponte in West Virginia. A chi non è capitato di vedere una scritta dipinta su di un muro e chiedersi quale sia la storia dietro, ecco Godwin ci ha scritto una canzone di una bellezza commovente.
Ci sono pezzi che giravano da un po’ nella mente e nelle dita di Charles Wesley, come Needle Fall Down, un pezzo che arriva dai giorni in cui suonava con la sua prima band. Un brano che ha un sapore di blues del delta, la slide, i pensieri sulle difficoltà della vita e la sua voce. Ah la sua voce amici! Così intensa e piena, così evocativa. Un artista a tutto tondo, che merita di stare fra i grandi, d’altronde la sua terra non partorisce mai artisti banali.
Il successivo trio di canzoni è l’apice di un disco stupendo : Strong ha un ritmo veloce, un po’ come la vita inseguita dai debiti, il violino è magico ma il segreto del brano è l’uso degli strumenti alla maniera dello Springsteen prima maniera, quello che ci parlava delle vite perdenti con una grande band alle spalle senza cercare di fare il predicatore. Ecco il brano sembra un rock immerso nel country del West Virginia, epico ed emozionante.
Bones è la seconda di questo trio ed è una stupenda canzone western, di quelle da cui potrebbe nascere un epico film sulla frontiera. Una storia di rimpianti e ricordi, i pensieri sulle scelte che condizionano le nostre vite. Un altro brano che mette i brividi tanto entra nell’anima e quasi ci sembra di sentire la polvere del deserto del vecchio west, poi arriva un assolo di chitarra che taglia l’atmosfera e rende questo brano pressoché perfetto. L’abilità cantautoriale di quest’uomo è di levatura superiore. Senza dubbio alcuno.
Poi arriva il gioiello del disco, Gas Well, un brano che in quasi 5 minuti tocca tanti generi con un’epicità da grande artista, si passa da un country blues dal sapore anni ’70 al country quasi bluegrass, una canzone in cui si racconta una storia che può essere un film, abilità propria appunto di quello Springsteen che ho già citato. Poi l’armonica, la tromba alla Ennio Morricone, il sapore di western, manca il rumore di una sparatoria e il film è bello che pronto. Un pezzo che nel finale cambia ancora virando verso il country rock, lasciando l’impressione che Charles Wesley Godwin è un artista di cui con piacere sentiremo parlare spesso in questi anni.
I gioielli non sono certo terminati, Cranes of Potter è una ballata di una bellezza clamorosa, una storia che nasce da un’altra idea nata così per caso. Racconta Godwin che andando un giorno alla studio di registrazione era rimasto colpito da tante gru da costruzione vicino al fiume Ohio e aveva chiesto informazioni agli altri. Stavano costruendo un nuovo impianto per il gas naturale e mentre scavavano avevano rinvenuto in una fossa poco profonda ossa umane di 150 anni fa. L’immaginazione di un grande artista ha fatto il resto.
Blood Feud è rock and roll! Si proprio rock and roll, divertente e suonato con maestria, annaffiato nei suoni country, violino sugli scudi e risse da bar. E’ questa l’abilità, un crossover fra vari generi senza mai sembrare forzato o fuori posto. Devo dire che anche come rocker da strada, Godwin è credibile, la sua voce si presta e la sua band è a suo agio.
La title track conclude in maniera sublime questo stupendo film che è questo disco, una ballata malinconica, sorretta dal suono di una grande band. Una storia sulla potenza crudele del passare del tempo, una cosa che distrugge i sogni di ricchi o poveri senza distinzione. Ancora una volta Charles si dimostra un narratore con pochi eguali nel music business indipendente e non, un autore che dovrebbe avere un posto d’onore fra i migliori mai prodotti dalla musica americana degli ultimi anni.
Un lavoro che è bello quanto la sua copertina, un disco che ha nella potenza visiva delle sue storie il suo segreto, sorretto da una voce che si incastra alla perfezione in questa narrazione e da una band coi fiocchi, forgiate da mille concerti in giro per gli States che diventeranno sempre di più e sempre con maggiore influenza dopo questo lavoro. Un mix di stili che volteggia sopra il country, il rock and roll, il blues e il folk, fra chitarre acustiche, scariche elettriche, violino, banjo e pianoforte, facendolo sembrare la cosa più naturale del mondo e senza stancare mai.
Charles Wesley Godwin può stare con i grandi della musica folk americana e quindi se amate quel suono, quel talento narrativo, non lasciatevelo scappare, ne trarrete solo giovamento per le vostre orecchie e per la vostra anima.
Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads www.trexroads.altervista.org
(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/how-the-mighty-fall-charles-wesley-godwin-2021-english/ )