Il mondo della musica country ha talmente tanti autori e protagonisti, talmente tante storie da raccontare, che ogni volta mi stupisco del serbatoio infinito.
Ci sono autori e autrici che di solito sono più conosciuti per le canzoni che hanno regalato ad altri artisti che per i loro lavori, seppure di qualità elevatissima.
E’ il caso di Brennen Leigh, nata nel North Dakota e cresciuta in Minnesota, che dopo il suo trasferimento in Texas e il passaggio a Nashville, ha firmato canzoni per Rodney Crowell, Charley Crockett, Sunny Sweeney e LeAnn Womack. Non autori qualsiasi, anzi, alcuni vere leggende del country texano e non solo.
Sentendo i suoi precedenti lavori si può notare la bellezza e intensità della sua voce, l’abilità nel suonare la chitarra e nello scrivere canzoni country folk di bellezza notevole.
Ma, come narra la stessa Leigh, fin da bambina era affascinata dal sound del west, dallo swing ed essendosi trasferita nei luoghi texani dove, come disse il grande Waylon Jennings, Bob Wills era ancora il Re, non poteva che essere così.
Vista la sua fama come autrice e le sue amicizie musicali di livello, Brennen Leigh avrebbe potuto tranquillamente sfornare un disco di country più affine alla sonorità commerciali, per avere un successo clamoroso, senza nemmeno sforzarsi tanto ed invece la texana d’adozione ha deciso di stupire un po’ tutti.
Grazie alla collaborazione con il leggendario Ray Benson (che ha anche prodotto il disco) e con i suoi Asleep The Wheel, probabilmente la band di country più western swing del pianeta, ci regala un disco che è una sorta di macchina del tempo.
Anzi è una vera e propria macchina del tempo che ci porta negli anni ’40 e ’50, a sonorità che oggi sembrano in via d’estinzione e che hanno perso quella fascino che allora pareva senza tempo.
Brennen Leigh registrando questi 12 pezzi si è curata solamente della sua passione per un passato lontano che sembrava ormai perduto, assieme ad una band e a dei collaboratori di livello assoluto come Benson alla voce e chitarra, Katie Shore alla voce e violino e Chris Scruggs alla pedal-steel, per dire solo i più noti.
Non si è curata che il disco fosse “fuori moda” o poco commerciale, che suonasse quasi come un disco di Louis Armstrong versione country, sonorità western ma con un sapore forte di jazz e swing, ma ha lasciato che la sua ispirazione facesse questo viaggio e grazie alla sua voce così intensa e soave, ci ha regalato 12 piccole gemme che rimarranno come uno dei più belli e genuini lavori di questo 2022.
Ascoltate una qualsiasi di queste canzoni, sentirete l’odore di fumo e polvere di un vecchio saloon o di un vecchio club jazz.
Si parte con il puro western swing di If Tommy Duncan’s Voice Was Booze, dove il pianoforte e il violino ricamano un ritmo d’altri tempi e la voce suadente della Leigh sembra uscita da un film degli anni ’40, ma lo swing permea tutto il lavoro e il duetto con Ray Benson in In Texas with a Band, è puro country texano quando Bob Wills era il Re. Fantastico.
Il violino corre inseguito dal pianoforte e si arriva a pezzi di puro country western come If I Treated You Like You Treat Me, uno di quei brani in cui si sogna di essere seduti in un saloon a giocare a poker, assistendo ad uno spettacolo musicale, magari aspettando il proprio whiskey e un piatto di fagioli. Ci si aspetta quasi di sentire una sparatoria come in un vecchio film, tanto è cinematografico questo pezzo.
Tutto il disco resta su questo livello e il lavoro culmina nel suo sentimento di dedica al West, nella title track. Un omaggio sentito e doveroso ad un periodo che ha donato così tanto alla letteratura, alla cinematografia e alla musica. La voce in questo pezzo raggiunge l’apice, così come la carriera di una grandissima artista.
Per spezzare l’atmosfera intensa si passa ad un pezzo divertente e movimentato come Comin’ In Hot, dove il duetto con altre voci femminili piace moltissimo, così come la perfetta parte strumentale, una piccola jam session quasi jazz da parte di musicisti dal talento sopraffino.
Il lavoro si chiude con Cottonwood Fuzz, un brano sui ricordi un estate di quando si era bambini e innocenti, ancora una volta una canzone che sa di antico, con spruzzate di musica irish portate dai pionieri nell’occidente americano.
Un disco fuori dal tempo, suonato e cantato alla grande. Ecco, il riassunto di questo lavoro sta in queste poche parole, non c’è desiderio di rapire l’interesse di un grande pubblico, ma solo di tornare almeno con la mente e con il cuore ad un periodo musicale forse più semplice e più vero, dove il suono era una scoperta e i testi un modo di raccontare la propria vita di lavoro e amore.
Grazie a Brennen Leigh di averci guidato in questo viaggio, un viaggio che vi consiglio di fare, mentre magari vi sognate a cavalcare verso il tramonto con il Grand Canyon a fare da sfondo ad un’avventura romantica nel vecchio West.
Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads www.trexroads.altervista.org
(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/obsessed-with-the-west-brennen-leigh-2022-english/ )