Ho sempre amato il country, quello classico, l’honky-tonk movimentato, divertente ma con quell’aura malinconica allietata dalla pedal-steel e dai violini ma con sferzate elettriche di chitarra. Ecco ancora di più amo gli artisti indipendenti, quelli che fanno la gavetta, quelli che ce la fanno per il loro talento e non hanno nessuna major a spingerli in radio o nelle case della gente. Ci sono solo loro, la loro musica, i live e il passaparola.
Ecco Mickey Lamantia è stato uno dei primi veri indipendenti che ho scoperto tramite i Social due anni fa, un disco scoperto per caso tramite conoscenti americani e la folgorazione. Il suo disco How Far Would I Fall del 2019 (di cui vi avevo parlato qui http://ticinonotizie.it/ascoltati-per-voi-mickey-lamantia-how-far-would-i-fall/ ) mi aveva colpito molto e dopo che eravamo entrati in contatto, dopo questo mio articolo, mi aveva conquistato la persona che è Mickey. Un artista ma prima di tutto un uomo vero, un lavoratore e un’anima eccezionale, ben conscio che la sua musica può spiccare il volo per il suo talento ma anche e soprattutto per i suoi fans, per l’amore che gli manifestano (e le classifiche di streaming e acquisti digitali stanno li a dimostrarlo ogni giorno). Non una base di fans ma una vera famiglia, di cui mi vanto di fare parte, che si è distinta anche per iniziative benefiche davvero eccezionali. Mickey lavora come guardia carceraria per 60 ore a settimana, un lavoro duro, impegnativo che rende questa sua serie di 4 stupendi EP, Honky Tonk Confessions, una risultato quasi incredibile per un artista che non è un musicista a tempo pieno ma che ormai lo è diventato. Un talento arrivato tardi alla ribalta ma che da grezzo si sta rivelando in tutta la sua scintillante bellezza, grazie alle sue abilità liriche, vocali e compositive ma anche al suo rapporto con il mitico produttore Buddy Cannon che lo ha aiutato in questo processo di maturazione e consapevolezza dei suoi mezzi. Per non parlare della presenza nelle backing-vocals della figlia di Buddy, Melonie, che è una cantante eccezionale e sembra nata per cantare con lui oppure della sorella di Melonie, Marla, autrice di canzoni sopraffina. Insomma un all star dell’outlaw country che si manifesta in tutta la sua bellezza in questi 4 capitoli : 26 canzoni, qualche cover ma tutte piccoli gioielli di country vero.
Questo Final Chapter è la conclusione di un percorso iniziato nel 2020 ed è l’unico con 8 pezzi invece di 6. Ecco sgomberiamo subito il campo da ogni dubbio : sono 8 piccoli capolavori.
Basta premere play e parte The Toast, che era uscito come primo singolo, una ballata di country emozionante e malinconica, la voce di Lamantia è intensa e profonda, lascia un segno nell’anima e il testo è uno dei suoi più riusciti. Una dedica agli eroi americani, da Pat Tillman star del football che mollò tutto per andare a servire il proprio paese all’American Sniper Chris Kyle, bellissima e sentita. Si inizia alla grande ma la successiva Ladies Love Outlaws è ancora meglio se possibile, è una cover vero (la canzone è stata scritta da Lee Clayton e cantata dal grande Waylon Jennings, 1972) ma che cover amici miei! Un outlaw country da leccarsi i baffi, divertente, con un suono eccezionale e che dire della partecipazione del leggendario Jamey Johnson alla seconda voce e di Melonie Cannon alla terza? Non basta descriverla, se amate il country è un must! Da ascoltare e riascoltare. La canzone che ha fatto iniziare tutto e cioè Honky Tonk Confessions è un altro pezzo di country d’autore, scritta da Marla e Buddy Cannon assieme a Lamantia, tutto incastrato alla perfezione e la produzione di Bill McDermott (co-prodouzione con Cannon) aiuta in tutto questo scintillio di suono country al 100%, pedal-steel pianoforte e chitarre, una gioia per le orecchie innamorate di questo sound così classico ma così dannatamente attuale.
Numb inizia con una intro quasi epica, con l’arpeggio di chitarra ma è la voce che irrompe a rubare la scena, una canzone dal sapore quasi western, con il controcanto di Melonie che si accoppia perfettamente alla voce solista e le due armonie cavalcano assieme un brano in cui la musica e la ritmica sono quasi un tappeto polveroso di due voci che emozionano l’ascoltatore.
Amate l’outlaw country? Quello dei glorioso anni ’70? Quello che profuma di vecchio ma ha nella modernità la marcia in più? Ecco Things That Daddy Said dove la chitarra graffia l’aria e il ritmo si fa indiavolato, honky tonk signori!! Da cantare e ballare, niente di costruito, niente di artificiale solo tanta passione e talento, dove la band è un tutt’uno con le voci e nulla è fuori posto. Nemmeno un secondo di questo disco è superfluo. La seguente If I Don’t Die Before I’m Dead abbassa la temperatura ma non l’intensità, una ballata di quelle che pochi ormai sanno scrivere e la presenza di una voce come quella di Melonie Cannon non fa che arricchire un brano già di per sé bellissimo, emozionante nel suo testo così vero e sincero. Da brividi.
Altra canzone altra emozione forte, Lamantia canta Let Go Let God per chi ha perso qualcuno, per chi lotta la mancanza di una persona cara e deve guardare lassù quando cerca conforto. Un pezzo scritto a quattro mani con Marla Cannon-Goodman, ispirato da un tatuaggio della sorella, regala ennesima prestazione di una voce che ringraziamo di aver scoperto e che se al contrario non conoscete dovete assolutamente porvi rimedio.
Il bellissimo disco si chiude con Don’t Do As I Do (Do As I Say) , altro pezzo di country vero, testo ispirato e tanta passione, un pezzo che è un po’ come tutto questo album anzi come tutti e 4 questi gioielli di outlaw conuntry. Un viaggio durato 26 canzoni, senza filler, senza cali di ispirazione ma con una certezza se cercate una voce country da amare e che vi racconti storie vere ma che sia come uno di noi, uno di famiglia ecco lo avete trovato. Se poi vi aggiungete una produzione pressoché perfetta e una voce che lo accompagna come quella di Melonie Cannon e partecipazioni d’autore come quella di Jamey Johnson o Marla Cannon-Goodman, allora avrete uno che merita di stare nel novero dei più grandi del genere dei giorni nostri.
Lo attendiamo con ansia al prossimo capitolo della sua carriera appena iniziata in pratica (ii suo esordio è l’EP The Dash del 2015) ma già eccezionale.
Claudio Trezzani by Trex Roads www.trexroads.altervista.org
(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/honky-tonk-confessions-the-final-chapter-mickey-lamantia-2021-english/ )