“Siamo decisamente in una fase di caduta della pandemia, tutte le previsioni ce lo dicono. Chi non si vaccina? Fa un grande atto di egoismo, perché può contagiare gli altri. La quota di italiani che non si vogliono vaccinare è intorno al 18% al momento: questi in futuro si potrebbero infettare e diventare incubatori di nuove varianti”. Lo sottolinea l’immunologo dell’Università degli Studi di Milano e componente del Cts, Sergio Abrignani, ospite di ‘Un giorno da pecora’ su Radio1 Rai.

Per Franco Locatelli, altro componente del CTS, quello della resistenza al vaccino è un problema limitato: “Credo che tra quelli che non si sono prenotati prevalgano difficoltà tecniche di accesso ai sistemi informatici, piuttosto che una vera contrarietà – osserva – Comunque condivido le considerazioni del generale Figliuolo: la corsa alla vaccinazione indiscriminata è inutile, bisogna dare priorità a chi rischia” di più e “solo dopo potremo uscire da una logica di protezione per entrare in uno schema che tiene conto di profili lavorativi, organizzazioni aziendali, attività sociali, fino agli studenti”. Infatti “entro fine mese l’Ema valuterà il dossier di Pfizer per la somministrazione del vaccino ai ragazzi dai 12 anni in su” e quindi, “una volta che sarà arrivato il via libera e avremo messo al sicuro le fasce di popolazione a rischio, potremo partire con gli studenti, così da assicurare la didattica in presenza e in sicurezza nel prossimo anno scolastico. Immunizzare i giovani è importante per loro, ma anche per ridurre la circolazione virale nel Paese”.




















